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Bce: ripresa in area euro favorita da «fattori interni».…

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Bce: ripresa in area euro favorita da «fattori interni». L’inflazione «aumenterà nel volgere dell’anno»

«Nonostante un contesto esterno meno favorevole, la ripresa economica nell'area dell'euro sta proseguendo, sempre più favorita da fattori interni, soprattutto per quanto riguarda i consumi privati». Lo scrive la Bce nel Bollettino economico diffuso in mattinata. Dopo il +0,4% messo a segno dal pil dell'Eurozona nel secondo trimestre (+0,5% nel primo), «i più recenti indicatori suggerirebbero un ritmo di crescita del pil nel terzo trimestre sostanzialmente analogo», si legge nel Bollettino.

Su base storica, il pil dell'area dell'euro ha continuato a crescere negli ultimi due anni e mezzo e nel secondo trimestre di quest'anno era superiore del 2,7% al punto minimo del primo trimestre del 2013, pur rimanendo dello 0,8% sotto il picco antecedente la crisi del primo trimestre del 2008. Complessivamente, scrive la Bce, «gli indicatori più recenti sono coerenti con il protrarsi dell'espansione economica nella seconda metà di quest'anno».

Sulla base dei prezzi correnti dei contratti future sul greggio, l'inflazione sui dodici mesi misurata dallo Iapc «dovrebbe rimanere su livelli negativi o contenuti a fino a novembre 2015, per poi aumentare solo sul finire dell'anno, principalmente a causa di effetti base connessi al calo delle quotazioni petrolifere al termine del 2014», scrive ancora la Bce nel Bollettino, commentando l'andamento dei prezzi nell'area dell'euro. Quindi, l'inflazione «dovrebbe rimanere molto bassa nel breve periodo per poi aumentare al volgere dell'anno» e dovrebbe crescere ancora «nel 2016 e 2017, sospinta dall'atteso recupero dell'economia, dalla trasmissione dell'impatto dei passati deprezzamenti dell'euro e dall'ipotesi di un lieve rincaro del greggio nei prossimi anni». Tuttavia, ammonisce la Bce, «sussistono rischi derivanti dalle prospettive economiche e dagli andamenti del mercato finanziario e di quello delle materie prime» che potrebbero frenare il graduale rafforzamento dell'inflazione verso livelli più prossimi al 2%.

Il Consiglio direttivo ribadisce «la propria volontà e capacità di agire ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell'ambito del proprio mandato se necessario per mantenere il grado appropriato di accomodamento monetario», prosegue il Bollettino. Il grado di accomodamento monetario, si ricorda, «sarà pertanto riesaminato nella riunione di politica monetaria» in programma il 3 dicembre, «quando saranno disponibili le nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti dell'Eurosistema». Gli acquisti di titoli, si legge ancora, decisi nel quadro del programma di Qe (1.140 miliardi di euro in totale fino al settembre 2016) «procedono in maniera regolare e continuano ad avere un impatto favorevole sul costo e sulla disponibilità del credito a imprese e famiglie» ma il Consiglio direttivo ha messo in evidenza «la necessitèà di analizzare a fondo» l'intensità e la persistenza dei fattori che attualmente rallentano il ritorno dell'inflazione su livelli inferiori ma vicini al 2% nel medio periodo. Da qui l'appuntamento a inizio dicembre. I rischi per le prospettive di inflazione, assicura la Bce, «sono tenuti sotto attenta osservazione dal Consiglio direttivo».

I mercati finanziari dell'area del'euro «hanno continuato a mostrare una certa volatilità», si legge ancora nel Bollettino economico, ricordando che i rendimenti sui titoli di Stato si sono ridotti considerevolmente in tutti i Paesi dell'area, con un calo dall'inizio di settembre di circa 30 punti base per i rendimenti a dieci anni ponderati rispetto al pil, che il 21 ottobre (data di chiusura della pubblicazione) si collocavano all'1,16%. Le quotazioni azionarie dell'area dell'euro registravano un aumento del 2% circa alla fine del periodo, malgrado «qualche significativa oscillazione e un temporaneo calo del 6% circa». Il tasso di cambio dell'euro «si è mantenuto sostanzialmente stabile». La volatilità, si precisa ancora, «è lievemente diminuita, ma è rimasta leggermente superiori ai bassi livelli osservati nella prima metà dell'anno». Dopo il significativo aumento della volatilità del mercato legato alla svalutazione del renminbi cinese e le conseguenti ampie oscillazioni del mercato azionario, sottolinea la Bce, gli andamenti recenti sono stati «relativamente moderati, il che si è tradotto con un graduale calo della volatilità». Alla fine del periodo in esame, le misure della volatilità implicita del mercato azionario nell'area dell'euro e negli Stati Uniti erano «solo lievemente più elevate rispetto ai bassi livelli osservati nella prima metà dell'anno».

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