«Dalle scatole nere si sente un rumore all'ultimo secondo della registrazione vocale che è ancora in corso di analisi. Il comitato sta considerando tutti i possibili scenari ma fino ad ora non è giunto ad una conclusione definitiva». Lo ha riferito il presidente della commissione di inchiesta, Ayman al-Muqaddam. «I detriti dell'aereo sono sparsi su un raggio di 13 km», ha aggiunto. E infine: «L'enorme disposizione dei detriti al suolo dell'aereo russo precipitato in Sinai dimostra che il velivolo si è distrutto quando era ancora in volo».
Ad una settimana dal disastro dell’aereo russo Metrojet, precipitato il 31 ottobre sul Sinai con 224 persone a bordo, l'Egitto riconosce, insomma, come possibile l'ipotesi di un'esplosione del velivolo russo anche se - si precisa - restano «aperti tutti gli scenari». Pur non parlando esplicitamente né di bomba né di esplosione, il governo egiziano conferma che «le scatole nere hanno registrato a bordo nell'ultimo secondo un rumore» anomalo, che però «è ancora da analizzare».
A confermare che Il Cairo valuta ora più attentamente l'ipotesi di un attentato, anche la notizia dell'apertura di un'indagine su tutto il personale dell'aeroporto di Sharm che è entrato in contatto con l'aereo russo. Mentre l'inchiesta egiziana fa un piccolo passo in avanti, si moltiplicano tra gli esperti le ipotesi sulle cause della tragedia costata la vita a 224 persone. Uno scenario suggerisce che la sciagura non sia stata provocata da una bomba, ma da un dispositivo esplosivo non tradizionale, come una bombola di gas: a sostenerlo è il Security Middle East on line che ha citato un ex ufficiale dei servizi segreti britannici, James Abernethy.
L'Isis, come si sa, ha rivendicato l'attacco. Sinora Gran Bretagna e Usa ma anche la Francia si sono detti convinti dell’ipotesi bomba a bordo. Hanno frenato su questa ricostruzione i russi. Le autorità egiziane hanno analizzato le riprese delle videocamere nell'aeroporto di Sharm el-Sheikh in cerca di qualche attività sospetta legata al disastro dell'Airbus caduto nel Sinai.«Vogliamo capire se, ad esempio, qualcuno abbia aggirato i funzionari della sicurezza o i metal detector. Stiamo anche cercando di stabilire se vi siano state attività inusuali tra i poliziotti o lo staff dell'aeroporto», ha rivelato una fonte ufficiale.
Il precedente di agosto
Oggi una nuova rivelazione sul trasporto aereo nello spazio sul Mar Rosso. Un aereo britannico con 189 passeggeri a bordo è stato sfiorato «entro i 1.000 piedi» (cioè circa 300 metri) da un missile mentre si avvicinava a Sharm el Sheikh il 23 agosto. Secondo quanto sostiene oggi il quotidiano Daily Mail, la notizia è emersa nella notte. Il volo Thomson da Londra Stansted ha dovuto fare manovre evasive e l'aereo ha potuto atterrare sicuro. Ai passeggeri non è stato detto che sono stati a pochi secondi da un disastro. L'Associazione britannica dei piloti d'aereo (Balpa) è intervenuta dopo le rivelazioni riguardanti il missile che lo scorso 23 agosto, per un errore dell'esercito egiziano, sfiorò un aereo della compagnia Thomson in volo su Sharm el-Sheikh. I piloti hanno affermato che la sicurezza dell’aereo non fu messa a rischio dal missile. Il missile che ha sfiorato l'aereo è stato visto anche da altri aerei che si avvicinavano a Sharm el Sheikh, scrive il Daily Mail.
Le indagini sul disastro dell’Airbus sul Sinai
A parte questa nuova rivelazione, si fa sempre più strada l'ipotesi che a causare il disastro aereo russo nel Sinai il 31 ottobre sia stata una bomba, piazzata a bordo del velivolo. L'analisi di entrambe le scatole nere dell'Airbus-321 della compagnia russa MetroJet, precipitato sabato scorso consente di «privilegiare notevolmente» l'ipotesi di un attentato terroristico come causa del disastro, hanno riferito fonti coinvolte nelle indagini. Inoltre, secondo un'altra fonte investigativa, nelle registrazioni si riesce a distinguere il rumore di un'esplosione, giudicata non compatibile con un'avaria ai motori.
Gli unici a invitare cautela sull’ipotesi bomba erano rimasti il ministro degli Esteri egiziano e i russi. «Non disponiamo al momento di alcuna prova sull'ipotesi che una bomba abbia causato lo schianto dell'aereo russo in Sinai» riferisce una fonte della missione russa della commissione di inchiesta sullo schianto stando al'agenzia Itar Tass, secondo quanto riporta l'agenzia Mena. «Al momento possiamo solo parlare di alcuni rumori registrati dalla scatola nera, ed è troppo presto per identificare la natura di questi rumori o per affermare che si riferiscano ad un'esplosione».
Il piano rientri
È decollato in serata dall'aeroporto di Sharm el-Sheikh il volo easyJet con a bordo circa 120 passeggeri, tutti italiani. Destinazione Londra (Luton) e poi Milano Malpensa. EasyJet ha informato che le autorità egiziane «continuano a limitare il numero di voli di recupero operati della compagnie aeree britanniche. Ad easyJet sono stati autorizzati due decolli nella giornata di sabato 7 novembre». «easyJet - scrive la società in una nota - ha pertanto organizzato due voli per un totale di 445 passeggeri e sta contattando tutti i passeggeri previsti sul volo del 5 novembre scorso verso Malpensa, in modo che possano partire oggi.Il decollo dei due voli e' schedulato rispettivamente per le 17 e le 18 (ora locale in Egitto)».
Intanto sono 80mila i turisti russi che si trovano in Egitto, per lo più tra Sharm-el-Sheikh e Hurgada, ma Mosca non sta pianificando un'evacuazione d'emergenza, malgrado la sospensione dei voli con l'Egitto decisa dopo lo schianto dell'Airbus della Metrojet. «Stiamo solo organizzando il loro rientro pianificato dalle vacanze», ha spiegato Oleg Safonov, responsabile dell'agenzia federale per il turismo Rostourism.
Finora un operatore turistico russo, Pegas Touristik, ha rimpatriato 1.200 turisti con sei voli speciali e si sta procedendo con gli altri rimpatri «in modo pianificato, ha aggiunto Safonov.
Dopo le iniziative di Gran Bretagna, Olanda, Irlanda, Ucraina, il gruppo tedesco Lufthansa e infine l’intervento di Putin con cui sono stati sospesi i voli dalla Russia per Sharm, anche la Danimarca ha invitato i suoi cittadini a evitare «viaggi non essenziali» nel sud della Penisola del Sinai, compresa Sharm-el-Sheikh. Il ministero degli Esteri di Copenaghen ha spiegato che l'avviso è stato diramato sulla base di nuove informazioni ricevute venerdì, ma non ha fornito dettagli. Giovedì un'analoga raccomandazione era stata formulata dalla Francia.
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