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In Croazia testa a testa tra conservatori e socialdemocratici

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In Croazia testa a testa tra conservatori e socialdemocratici

Nelle elezioni politiche in Croazia l’opposizione conservatrice è avanti nelle elezioni in Croazia: stando ai dati preliminari bastati ormai sul 70% delle schede scrutinate la Coalizione Patriottica guidata dall'Unione democratica croata (Hdz) e' la prima forza del Paese: avrebbe conquistato 59 seggi sui 151 del Parlamento (Sabor), contro i 55 che andrebbero all'alleanza di centrosinistra (Croazia Cresce) guidata dal Partito socialdemocratico (Sdp) del premier uscente, Zoran Milanovic.

I centristi e riformatori di Most (ponte) si impongono come la vera sorpresa della consultazione: sono il terzo partito ed ago della bilancia con i loro 19 seggi per la formazione di un nuovo governo. Il fondatore del partito, il 36enne sindaco della citta' dalmata di Metkovic, Bozo Petrov, ha avvertito pero' che non entrera' in nessun governo che non sottoscriva e applichi il suo piano radicale di riforme con misure per la modernizzazione dello Stato e maggiori opportunita' per i giovani.

L'Hdz non sarebbe comunque in grado di formare un governo monocolore, anche se dovrebbe disporre dei tre seggi della diaspora che tradizionalmente vota a destra. «Parleremo con tutti quelli che vogliono il cambiamento in Croazia», ha fatto sapere il dirigente dell'Hdz Gordan Jandrokovic, ex ministro degli Esteri.

Per l'Unione democratica croata (Hdz, conservatori) si tratta di un risultato deludente, molto al di sotto delle aspettative, considerando che solo pochi mesi fa in tutti i sondaggi erano avanti di circa dieci punti percentuali rispetto ai socialdemocratici. Quando nel 2012 Karamarko prese le redini del partito, l'Hdz era uscito da una devastante sconfitta elettorale e una serie di scandali per corruzione per i quali l'ex premier Ivo Sanader è ancora sotto processo.

Il nuovo leader è riuscito a ripulire l'immagine dell'Hdz, spostandolo verso destra e continuando a richiamarsi ai valori nazionalisti della guerra per l'indipendenza degli anni Novanta. Finché i risultati economici del governo erano negativi, questa tattica sembrava funzionare. Ma da quando negli ultimi sei-sette mesi i dati macroeconomici hanno iniziato a mostrare segnali di ripresa, il premier Milanovic si è lanciato in una campagna aggressiva e populista, che oggi si è materializzata in questa sostanziale parità su cui nessuno avrebbe scommesso dopo sei lunghi e difficili anni di recessione. Per il centrosinistra il risultato è comunque di molto inferiore rispetto alle elezioni di quattro anno fa quando ebbero 80 deputati in parlamento.

A fronte del pareggio fra i due principali contendenti, come terza forza politica è spuntata, a sorpresa, una formazione fondata sei mesi fa in fretta e furia, da sindaci, intellettuali e personalità poco note, senza un programma politico chiaro che rifiuta di rispondere a domande sui valori etici o ideologici o di dire se sono più vicini alla destra o alla sinistra. Il partito Most (Il Ponte) nelle proiezioni ottiene ben 18 deputati, cruciali per la futura maggioranza.

Venerdì scorso però il loro leader, Boz Petrov, ha firmato dal notaio una dichiarazione nella quale si impegna a non coalizzarsi con nessuno dei due partiti principali. Se i risultati degli exit poll saranno confermati, si prospetta dunque un periodo di incertezza e instabilità politica, alla ricerca di una maggioranza in grado di governare.

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