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Vincent Asaro assolto a sorpresa, l’ultimo dei «Goodfellas»…

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Vincent Asaro assolto a sorpresa, l’ultimo dei «Goodfellas» esce a braccia alzate dal tribunale di Brooklyn

Vincent Asaro è uscito quasi all'imbrunire dal tribunale federale di Brooklyn con le braccia alzate in alto e il sorriso del vincitore. “Libero”, ha detto l'80enne varcando la porta del palazzo in cui rischiava di pagare per la lunga lista di reati che lo perseguitano da una vita: associazione mafiosa, omicidio, estorsione e soprattutto quello di essere una delle menti dietro alla più grande rapina della storia degli Stati Uniti. Il colpo avvenuto l'11 dicembre 1978 quando vennero rubati 6 milioni di dollari (5 in contanti e 1 in diamanti e oro) da un caveau di Lufthansa all'aeroporto John F. Kennedy di New York. Un piano così magnificamente orchestrato che divenne la parte centrale di “Goodfellas”, epico film di Martin Scorsese sulla malavita organizzata newyorchese.

E invece a sorpresa, uno dei più vecchi affiliati del clan Bonanno ancora in vita, conosciuto per aver tatuato sul braccio la scritta “morte prima del disonore”, è riuscito a tornare in libertà completamente pulito. Lui che a differenza degli altri arrestati nella maxi retata di un anno fa condotta tra New York e l'Italia aveva deciso di non parlare, di non patteggiare per accuse che sin dall'inizio sono apparse inequivocabili. Asaro aveva deciso di tenere fede a quel codice d'onore che suo cugino Gaspare Valenti non aveva rispettato. Furono infatti proprio le sue testimonianze a spingere l'accusa ad arrestare Asaro riaprendo la stagione dei processi di mafia a New York, come titolava il New York Times nel 2014.

Ma il silenzio che ha avvolto l'aula del tribunale mentre la giuria ieri pronunciava il verdetto è stato amplificato dal fatto che a incastrarlo c'erano anche le testimonianze di un altro pentito, Salvatore Vitale, e infine una serie di intercettazioni di un informatore dell'Fbi. Nessuno credeva che l'uomo che si è definito “l'ultimo bravo ragazzo” potesse tornare in libertà. “Giocherò a paddleball, farò una cena e vedrò la mia famiglia”, ha detto Asaro abbracciando i suoi due avvocati Elizabeth Macedonio e Diane Ferrone davanti giornalisti pochi minuti dopo aver varcato le porte del tribunale di Brooklyn. Adesso è tornato nel Queens, la sua casa, dove possiede diversi locali e da dove (secondo le accuse fatte cadere oggi dai giudici) aveva gestito per anni gli interessi della famiglia Bonanno all'aeroporto Jfk.

Sempre lì, nel Queens, l'accusa e alcuni pentiti sostenevano che Asaro nel 1969 avesse ucciso Paul Katz, il proprietario di un capannone nel quale l'80enne e James Burke (ritenuto la mente del colpo di Goodfellas) usavano per nascondere l'oro rubato. Ma Asaro è sempre stato lontano dai riflettori della malavita organizzata di New York. Non aveva un soprannome, non faceva una vita da milionario anche se proveniva da una famiglia collegata alla mafia da almeno due generazioni, visto che sia il padre che il nonno erano due affiliati.

Alla fine Asaro è riuscito a evitare la prigione come altre decine di volte nel passato: è stato infatti arrestato almeno 21 volte dal 1957 in poi ed è sempre stato rilasciato per mancanza di prove, dimostrando di essere un sopravvissuto. Un uomo fortunato o astuto come lo hanno definito più volte i giudici che negli anni hanno cercato di incastralo. O forse sia fortunato che astuto. “Una persona che non vuole stare sotto i riflettori”, come ha detto una volta un suo avvocato, Gerald McMahon. “Solo così puoi arrivare a 80 anni e essere ancora in giro, vivo”.

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