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Ankara annulla mega contratto per l’acquisto di missili dalla Cina

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la svolta di erdogan

Ankara annulla mega contratto per l’acquisto di missili dalla Cina

La Turchia sempre in bilico tra Est ed Ovest, torna a guardare ad Occidente e alla Nato, almeno per la fornitura di sistemi missilistici. Il Paese della Mezzaluna sul Bosforo, guidato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan da tredici anni, ha cancellato un'intesa da tre miliardi di dollari per l'acquisto di un sistema antimissile dalla Cina comunista. Lo ha reso noto un funzionario dell'ufficio del premier dell’Akp, il partito filoislamico al potere, Ahmet Davutoglu. «L'accordo è stato cancellato», ha detto il funzionario all'Afp, dopo che la scelta di Pechino per la fornitura dei sistemi antimissile aveva sollevato le forti preoccupazioni degli alleati Nato della Turchia. «Una delle ragioni della decisione è che lanceremo il nostro progetto di sistema antimissile nazionale», ha aggiunto. Cioè una produzione autarchica, segno di un nuovo e sempre maggior protagonismo regionale della Turchia.

La notizia arriva mentre Ankara ospita i suoi alleati occidentali, come il presidente Usa Barack Obama, ma anche il leader cinese Xi Jinping per il vertice del G20 nella località balneare di Antalya, nella costa medidionale sul Mediterraneo. Nel 2013 Ankara aveva a avviato un negoziato con la China Precision Machinery Export-Import Corporation (Cpmiec) per finalizzare il contratto.

Anche il consorzio franco-italiano Eurosam e la statunitense Raytheon Co avevano presentato offerte, ma il governo turco aveva dato a sorpresa, essendo alleato Nato, la precedenza alla società cinese, sollevando preoccupazioni sulla compatibilità dei sistemi della Cpmiec con i sistemi di difesa missilistica della Alleanza atlantica. L'Alleanza ha affermato che i sistemi missilistici dei suoi membri devono essere compatibili. Fonti di governo hanno detto che un annuncio ufficiale verrà fatto la settimana prossima. La Cpmiec era inoltre stata colpita da sanzioni Usa per presunte forniture di armamenti a Iran e Siria durante periodi di embargo internazionale.

La scelta nel 2013 della Turchia aveva irritato tutti membri dell'Alleanza, in particolare di quanti (Germania, Usa e Olanda), rispondendo a un'urgente richiesta di aiuto di Ankara, avevano schierato le loro batteria di missili di fabbricazione Usa Patriot lungo la frontiera siriana per difendere il territorio turco da eventuali attacchi aerei o missilistici da parte dell’Isis.

La Cina aveva fatto l'offerta migliore e quindi concordato per la fabbricazione di parti del sistema in Turchia, offrendo che il 50% della produzione del sistema fosse fatto nel Paese. L'offerta cinese sarebbe quindi creare un giro d’affari 1,1 miliardi di dollari per le aziende della difesa statali turche Roketsan, Aselsan e Ayesha.
In risposta alle critiche, la Turchia aveva detto in passato che non avrebbe cercato di integrare il sistema cinese con la Nato. Ora arriva la svolta.

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