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L’allerta sale a Livello 2, più controlli alle frontiere

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le contromisure di roma

L’allerta sale a Livello 2, più controlli alle frontiere

Presidenza del Consiglio, ministeri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia: c’è una mobilitazione generale di allerta antiterrorismo, come non si vedeva dall’11 settembre 2001 con l’attacco delle Torri gemelle. In «pronto impiego» le forze speciali militari - Gis dei Carabinieri, Col Moschin, Consubim della Marina e teste di cuoio dell’Aeronautica - e civili, i Nocs della Polizia di Stato. Matteo Renzi presiede il Cnosp (Comitato nazionale per l’ordine pubblico e la sicurezza) al Viminale. In tutti i capoluoghi di provincia i prefetti riuniscono i comitati provinciali: dovranno aggiornare liste degli obiettivi sensibili e piani antiterrorismo. Oggi l’Aisi, il servizio segreto interno, raduna a Roma tutti i capicentro sul territorio. E dal ministero dell’Interno il capo del Dipartimento di pubblica sicurezza, Alessandro Pansa, lancia l’ennesima sfida operativa contro la minaccia dell’Is. Posti di blocco nelle strade, controlli alle frontiere, vigilanza serrata sulle linee ferroviarie. Allargamento del numero degli obiettivi sensibili, intensificazione massima dell’attività informativa, incremento della presenza degli agenti in divisa su strada. C’è poco da star tranquilli, ogni azione può essere utile. Ai suoi dirigenti riuniti dopo il comitato nazionale Pansa chiede: se gli attentati di Parigi fossero accaduti a Roma, voi cosa fareste adesso?

Adesso un terreno di osservazione strategica per le forze di polizia riguarda la presenza dei siriani in Italia: sono stati oltre 42mila quelli sbarcati nel 2014, siamo a circa 10mila quest’anno. Possibile che nessuno di loro abbia legami o intenzioni di affiliazione con l’Is? Tra i nostri apparati di sicurezza uno dei timori maggiori è il tentativo di emulazione dopo la strage di Parigi. A Roma, dove l’effetto simbolico è straordinario. Ma non solo nella capitale, visto che l’intelligence sta notando una forte insofferenza tra le frange emarginate degli immigrati al sud d’Italia.

L’altra minaccia con priorità massima è quella dei foreign fighters e qui, a parziale consolazione, resta il confronto numerico tra Italia e Francia: circa 90 terroristi che sono transitati sul nostro territorio contro 1.500 “francesi”.

Le sofferenze o le necessità di miglioramento nell’operatività di contrasto stanno, appunto, nei controlli sulle comunità straniere, soprattutto se i flussi migratori sono massivi. E nel web: territorio sconfinato ma comunque luogo ricco di tracce eversive, va dunque scandagliato ancora più a fondo. Certo, lo stile italiano antiterrorismo prevede il vaglio di tutte le segnalazioni sospette, anche le più labili. Finora ha funzionato, va detto, anche se con un enorme dispendio di risorse.

Intanto le nuove minacce dell’Is all’Italia dopo l’attentato di Parigi entrano nel fascicolo d’indagine della Procura di Roma coordinato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, lo stesso che venerdì scorso ha ordinato l’arresto di 17 jihadisti in Italia e in altri Stati europei. Un fascicolo con molte intercettazioni inquietanti. «Nessun paese è a rischio zero» dice Alfano. Scatta dopo il Cnosp un monitoraggio sulle presenze di immigrati in carcere, il capo del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), Santi Consolo, fa subito partire una circolare operativa. All’intelligence non è sfuggito che a Parigi è stata usata la cintura esplosiva, un fatto quasi inedito in Europa. Oggi i francesi dovrebbero trasmettere un report agli agenti italiani.

Capire tutta l’origine e gli autori dell’attentato è fondamentale anche per noi. Potrebbe avere un’accelerazione, inoltre, la norma approvata in commissione frutto di un emendamento di Nicola Latorre (Pd) e ora in aula al Senato, che prevede l’utilizzo dei reparti speciali delle forze armate in operazioni di intelligence a tutela della sicurezza nazionale e di quella di nostri connazionali in grave difficoltà. «C’è da augurarsi - osserva Latorre - che il decreto missioni, dov’è inserita questa indicazione, sia approvato subito dopo la legge di stabilità». A questo punto nulla può essere lasciato intentato.

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