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La Ue: attacco contro tutti, reagiremo

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La Ue: attacco contro tutti, reagiremo

  • –Beda Romano

BRUXELLES

È con un soprassalto di orgoglio europeo che l’Unione ha reagito ai sanguinosi attentati di venerdì a Parigi. In una insolita e solenne dichiarazione comune, i capi di stato e di governo hanno promesso ieri «una determinazione incondizionata» nel lottare contro la minaccia islamica. Dietro alla presa di posizione si nasconde però un establishment incerto se gli attacchi terroristici saranno il pungolo per una maggiore integrazione o piuttosto l’ennesima occasione per politiche più nazionalistiche.

«L’Unione europea è profondamente scioccata e in lutto dopo gli attacchi terroristici di Parigi – si legge nella breve dichiarazione. Si tratta di un attacco contro tutti noi. Affronteremo questa minaccia insieme, con tutti i mezzi necessari e una determinazione incondizionata (…). Questo atto terroristico spregevole raggiungerà l’obiettivo inverso di quello che si era prefissato, ovvero di dividere, di fare paura e di seminare l’odio. Il bene è più forte del male».

Nella loro dichiarazione, i Ventotto hanno anche affermato: «Tutto ciò che può essere fatto a livello europeo per assicurare la sicurezza della Francia verrà fatto. Faremo tutto il necessario per vincere l’estremismo, il terrorismo e l’odio. Noi, gli europei, ci ricorderemo tutti del 13 novembre 2015 come di un giorno di lutto europeo». La presa di posizione è giunta nel pomeriggio di ieri dopo che in precedenza sia la Commissione europea che il Consiglio europeo avevano espresso il loro cordoglio.

Una riunione prevista da tempo dei ministri degli Esteri domani qui a Bruxelles sarà l’occasione per un primo confronto politico tra i Ventotto, anche se ufficialmente il tema non riguarda le diplomazie nazionali, ma i ministri degli Interni. La Commissione europea coglierà l’occasione per perorare la necessità di mutualizzare le politiche di sicurezza e d’immigrazione. Il ricollocamento in tutta Europa di 160mila profughi arrivati in Italia e in Grecia deciso in estate va a rilento.

È molto probabile che l’esecutivo comunitario ricorderà nelle prossime ore come appena sette mesi fa, in aprile, abbia presentato un pacchetto di proposte tutte dedicate alla sicurezza dei Ventotto pur di prevenire il terrorismo, lottare contro la delinquenza organizzata, combattere il crimine cibernetico (si veda Il Sole 24 Ore del 29 aprile). Le iniziative in questo campo devono però fare i conti con le prerogative (e le gelosie) nazionali nel settore dell’ordine pubblico.

Gli attentati di venerdì giungono in un momento delicato per l’Unione europea, divisa su molti fronti, a cominciare dalla politica migratoria. Da mesi ormai, l’arrivo di migliaia di rifugiati dal Vicino Oriente sta provocando tensioni tra gli Stati membri. Alcuni paesi hanno deciso di costruire barriere alle frontiere; altri – anche sulla scia degli attacchi di Parigi – hanno reintrodotto controlli ai confini, accelerando una pericolosa rinazionalizzazione dello spazio europeo e del mercato unico.

Gli ultimi eventi spingono l’Europa sempre più sul crinale tra integrazione e disintegrazione. Da un lato, gli attacchi parigini rafforzeranno i partiti più nazionalisti e indurranno i governi più refrattari al ricollocamento dei profughi a ribadire la loro contrarietà – in primis la Polonia e l’Ungheria. Potrebbero anche irrigidire la posizione del governo inglese nel negoziato su un nuovo rapporto di Londra con Bruxelles, anche se negli affari interni la Gran Bretagna è già esentata dall’applicazione delle regole europee.

Dall’altro, gli stessi attentati daranno nuova lena all’urgenza di rafforzare il controllo delle frontiere esterne dell’Unione. Entro l’anno, Bruxelles deve presentare un progetto di corpo europeo di guardie di frontiera: «Frontex va rafforzata – spiega un diplomatico europeo –. Oggi, non fa che coordinare il lavoro delle autorità nazionali, senza il potere di far rispettare la legge. Dobbiamo consentire a Frontex di mandare quando necessario proprie guardie di frontiera ai confini esterni per aiutare i Paesi membri».

Stretta tra le reazioni nazionalistiche degli uni e le iniziative europeiste di altri, l’Unione sarà chiamata quindi a negoziare alcune proposte legislative importanti: sul tavolo, un rafforzamento di Frontex, ma anche l’adozione di un meccanismo permanente di ricollocamento e di reinsediamento dei profughi. Intanto, gli ultimi eventi parigini dovrebbero rafforzare la mano di coloro che alla Commissione sostengono la necessità di un giudizio se non comprensivo almeno pragmatico nelle prossime opinioni di bilancio.

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