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Commissione europea: sì “con riserve” alla legge di stabilità

La legge di stabilità italiana passa l'esame della Commissione europea, ma con riserve. È rimandato a primavera l'esame dei tre capitoli di flessibilità chiesti dal Governo. È questa - a quanto si apprende - l'indicazione che arriverà dalla Commissione europea martedì, quando pubblicherà le opinioni sulle bozze consegnate da tutti i Paesi della zona euro a metà ottobre.

La Commissione vorrebbe vederci più chiaro sulle richieste italiane, in particolare su quella di attivazione della clausola per gli investimenti, che frutterebbe un margine di manovra dello 0,3%. Secondo qualificate fonti europee, per Bruxelles la bozza di legge di stabilità presentata dall'Italia entrerà nella categoria «a rischio di non conformità» con il Patto di stabilità. E sui tre capitoli di flessibilità richiesti dall'Italia (migranti, riforme e investimenti) l'esame sarà fatto in primavera, quando la Commissione avrà più elementi per poter giudicare, anche in vista della preparazione delle raccomandazioni specifiche per Paese.

La categoria di “rischio di non conformità” è una delle quattro in cui vengono incasellate schematicamente le bozze di bilancio presentate alla Commissione europea. Le altre tre sono «non conforme» (per quelle che dovessero essere rinviate per modifiche), «largamente conforme» e «conforme». Già lo scorso anno l'Italia è stata inserita tra i Paesi a «rischio di non conformità» perché, spiegava il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, il bilancio era «un po' corto» rispetto a quanto previsto dalle regole Ue. E quindi ci veniva richiesto di fare «uno sforzo in più» che poi l'Italia negoziò in uno 0,2% di aggiustamento strutturale supplementare, che a primavera le fruttò l'ok anche alla richiesta di flessibilità sulle riforme.

Secondo quanto si apprende, con il rinvio a primavera dell'esame della flessibilità richiesta, la Commissione da una parte intende fissare per tutti Paesi che la chiederanno i parametri per le spese eccezionali dovute alla crisi per l'immigrazione. Dall'altra si vuole analizzare nel dettaglio le proposte di flessibilità per gli investimenti, per la quale c'è comunque quello che viene definito un «fumus positivo», e per le riforme, che però sono state portate ad esempio proprio ieri da Jean Claude Juncker nel suo intervento in plenaria al G20. Questa ulteriore verifica sui margini di manovra richiesti (0,1% di clausola riforme, 0,3% di quella investimenti e 0,2% per i migranti) saranno riesaminate alla luce di nuovi elementi che l'Italia dovrà portare, ad esempio, sulle iniziative di investimento.

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