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Coordinare intelligence europea e azioni militari

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analisi

Coordinare intelligence europea e azioni militari

Per salvare Parigi e l’Europa da altri attacchi terroristici bisogna sconfiggere la minaccia globale dell’Isis. A una minaccia comune la risposta deve essere unitaria a livello europeo, coordinando intelligence e azioni militari senza più approcci unilaterali. Continuapagina 5

L’Unione europea ha dovuto affrontare in un anno quattro crisi contemporaneamente: quella dei debiti sovrani, dell’Ucraina, dei migranti e ora del terrorismo fondamentalista del Califfato. Se per i primi tre problemi si è giunti a una parziale definizione comune o, almeno, a tracciare il percorso per giungere a una soluzione condivisa, l’attacco al cuore pulsante della Francia deve ancora trovare la sua adeguata risposta in chiave europea.

Ogni paese a livello di intelligence va per la sua strada e sebbene ci sia un coordinamento formale a livello europeo è l’approccio unilaterale ad avere il sopravvento. Gelosie nazionali e sedimentazioni burocratiche fanno il resto. In queste lacune dei controlli è passato l’attacco dell’Isis che ha usato cellule dormienti belghe per gli attentati in Francia.

Per trovare una strategia condivisa venerdì 20 si terrà una riunione straordinaria dei ministri dell’Interno Ue per «rafforzare la risposta europea» agli attentati di Parigi. La presidenza lussemburghese di turno dell’Ue ha convocato il Consiglio interni «di concerto con le autorità francesi». In vista dell’incontro si intensificheranno i contatti tra i 28 paesi. Appare subito chiaro che se siamo di fronte a un attacco all’Europa e ai suoi valori identitari e non solo alla Francia, la risposta a problemi dell’Unione richiederà una risposta comune.

In questo quadro completamente mutato sarebbe razionale per la Gran Bretagna rinviare referendum annunciati in un quadro completamente diverso e restare nell’Unione europea. Come pure Parigi dovrebbe meglio coordinare le azioni belliche francesi in Siria con il resto dei partner europei. Se le nazioni europee insisteranno in approcci unilaterali sul tema della guerra all’Isis sia in Siria ed Iraq sia in Europa questo non farà che aumentare le divisioni interne europee nel momento in cui serve la maggiore unità possibile di fronte a un nemico comune.

Alcuni commentatori, tra cui Roger Cohen, si sono posti la domanda se la frase del presidente francese, François Hollande, di un «atto di guerra» possa essere usato come previsto dall’articolo 5 del Trattato della Nato per chiedere una risposta collettiva dell’Alleanza atlantica alla minaccia verso la Francia. Domanda ancora senza risposta. A livello di servizi segreti è evidente che la strategia dell’Isis di usare cellule dormienti o foreign fighters in un paese europeo da usare in un altro vicino così da dribblare la sorveglianza dell’intelligence nazionale è il tallone d’Achille che potrebbe condurre al salto di qualità dei servizi di sicurezza europei. Se siamo tutti «Charlie», meritiamo tutti la stessa sicurezza europea.

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