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Imbarazzo in Belgio, «retroguardia degli assassini di Parigi»

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retate in corso

Imbarazzo in Belgio, «retroguardia degli assassini di Parigi»

  • –dal nostro corrispondente

BRUXELLES – Clamorosamente coinvolto negli attacchi terroristici di Parigi, il Belgio era ieri teatro di nuovi retate della polizia federale nel tentativo disperato di trovare i mandanti o gli esecutori dei sanguinosi attentati francesi. Per ora, tuttavia, le operazioni di ordine pubblico non hanno portato a risultati particolari, al di là di due fermi commutati in arresti, mentre il governo federale è nel mirino della stampa nazionale e dimostra evidente imbarazzo.

Il quartiere bruxellese di Molenbeek, abitato da una maggioranza di abitanti di origine immigrata, è stato al centro di nuove retate ieri mattina, nel tentativo di arrestare Salah Abdeslam. L'uomo di 26 anni è sospettato dalle autorità francesi di essere coinvolto direttamente negli attacchi di venerdì sera che hanno causato nella capitale francese, secondo le ultime stime, 129 morti e 350 feriti. Un solo uomo è stato fermato ieri, ma non si tratta di Abdeslam e la sua identità non è stata rivelata dalla procura del Re.

Nel frattempo, le autorità belghe hanno annunciato che cinque delle sette persone che erano state fermate nei giorni scorsi a Molenbeek sono state rilasciate. Tra queste anche Mohamed Abdeslam, fratello di Salah. Le altre due persone sono invece state formalmente accusate di “attentato terroristico”. Secondo informazioni di stampa, queste sono il proprietario e il guidatore di un'auto coinvolta negli attentati, controllata a Cambrai, nel Nord della Francia, e poi intercettata successivamente a Molenbeek.
Abitato da circa 96mila abitanti, e con un tasso di disoccupazione di circa il 30% il quartiere nel Nord della capitale belga si è dimostrato in questi ultimi anni una delle culle del terrorismo islamico in Europa.

Un legame con il quartiere bruxellese è emerso certamente nei sanguinosi attacchi di Parigi della settimana scorsa, ma anche negli attentati terroristici di Madrid nel marzo 2004, di Bruxelles del maggio 2014, e ancora di Parigi del gennaio 2015.
Legami terroristici con il quartiere bruxellese sono stati accertati anche nel corso dell'inchiesta su un uomo armato arrestato nel treno Amsterdam-Parigi nell'agosto scorso (si veda Il Sole 24 Ore di domenica e di ieri). Sul fronte parigino, le autorità francese hanno identificato cinque dei sette kamikaze. Quattro di loro sono cittadini francesi. Il quinto attentatore identificato sarebbe invece Brahim Abdeslam, fratello di Salah e di Mohamed.

Abdelhamid Abaaoud, un cittadino belga attualmente in Sira, è invece sospettato dalle autorità francesi di aver organizzato gli attentati. L'ennesimo filone belga in una vicenda terroristica internazionale ha provocato qui in Belgio un esame di coscienza. Titolava ieri il quotidiano francofono Le Soir: «Bruxelles, crocevia dei jihadisti». Mentre La Libre Belgique, l'altro grande giornale francofono del paese, scriveva, sempre in prima pagina: «Bruxelles, retroguardia degli assassini di Parigi».
«Osservo che c'è quasi sempre un legame con Molenbeek, che c'è un problema gigantesco», ha detto domenica in una intervista televisiva il primo ministro liberale francofono Charles Michel. Il ministro degli Interni, l'autonomista fiammingo Jan Jambon, ha ammesso che il governo “non ha il controllo della situazione a Molenbeek”.

Il Belgio è il paese europeo che contribuisce di più all'esercito di combattenti stranieri attualmente coinvolti nella guerra civile in Siria.
Dietro al filone belga delle indagini francesi si nascondono integrazione fallita e emarginazione sociale, ma forse i motivi sono anche da ricercare in un sistema delle forze dell'ordine troppo decentrato per via dell'assetto federale del paese e dalla natura multilinguistica dello Stato (sei le unità operative indipendenti le une dalle altre), oltre che da una antica vena liberale, se non libertaria, che potrebbe avere contribuito involontariamente al radicamento di un islam estremista.

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