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Renzi: l'Italia c'è e farà la sua parte

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Renzi: l'Italia c'è e farà la sua parte

ANTALYA - L'Italia non si tira affatto indietro nella lotta al terrorismo fondamentalista. Equilibrio e buon senso non vogliono dire stare alla finestra e guardare gli altri combattere. Significa che occorre una strategia globale, una visione di lungo periodo che tragga esempio dal negoziato di Vienna sulla crisi siriana (Ue-Usa-Russia). Matteo Renzi teme che il suo appello ad evitare “reazioni di pancia” dopo l'attacco di Parigi possa essere interpretato come un disimpegno italiano nella coalizione anti-Isis. Niente di più sbagliato, ha fatto capire ieri il presidente del Consiglio in un breve incontro con la stampa al termine del summit. «L'Italia c'è ed è pronta a fare la sua parte» insiste Renzi, anche se avverte: «La sfida del terrore non si vince con uno schiocco di dita, non possiamo dare l'illusione che ci siano soluzioni semplicistiche, ci vorranno mesi, anni ma la vinceremo con determinazione ed equilibrio».

Renzi punta in particolare a rassicurare gli italiani che possono contare su forze dell'ordine affidabili ed efficienti. «Siamo un Paese forte e solido - dice il presidente del Consiglio - che fa i controlli e la nostra intelligence in questo momento è al lavoro». Del resto i numeri parlano chiaro: 60mila controlli tra i migranti giunti sulle nostre coste, 55 presunti terroristi o fiancheggiatori espulsi dall'Italia con provvedimenti d'urgenza. «Gli italiani – aggiunge il premier – devono sapere che noi siamo sempre pronti all'accoglienza e al dialogo, ma siamo capaci del pugno duro, anche durissimo, contro coloro che non rispettano le regole nel nostro Paese».

Ecco perché dalla Somalia all'Afghanistan, dalla Libia alla Siria all'Iraq occorre pensare a una strategia complessiva per tagliare davvero l'erba sotto i piedi dell'Isis coinvolgendo tutti, europei, americani e russi sull'esempio del negoziato di Vienna sulla Siria che ha riportato Mosca al tavolo negoziale. Questo per non ripetere gli errori del passato. «È stato importante – sottolinea Renzi - che nell'ultimo incontro del quintetto con Obama, Merkel, Cameron e il ministro degli Esteri francese Fabius sia stata evidenziata la situazione della Libia che è il simbolo di come le cose non devono funzionare; i raid aerei erano stati decisi per soddisfare le opinioni pubbliche di alcuni Paesi e poi, da quattro anni, la Libia è terra di nessuno».

Anche sulla facile equazione “rifugiati uguale terroristi”, secondo Renzi, occorre stare molto attenti. «Non siamo in condizione di dire che nessuno degli attentatori era un rifugiato – osserva il premier - ma la quasi totalità dei rifugiati scappa da quei terroristi animali che abbiamo visto in azione a Parigi». Quanto ai terroristi per Renzi «si tratta per la maggior parte di cittadini europei educati nelle nostre scuole, che hanno militato nelle squadre di calcio giovanili delle città europee come l'inglese Jihadi John, tagliatore di teste per l'Isis».

Renzi non si dice preoccupato per il piano di ricollocamento dei rifugiati nella Ue che sta andando avanti con aerei che partono dall'Italia verso altri capitali europee. Ma «la questione dei rifugiati l'Europa la deve affrontare per essere credibile con se stessa; andiamo avanti con le nostre decisioni con molta tenacia ma chi dice che i rifugiati sono terroristi dice una cosa non vera».

Infine i temi economici con l'Italia non più osservata speciale ma parte della soluzione. Nell'ultimo anno, annuncia con orgoglio il presidente del Consiglio, «l'Italia ha fatto passi avanti importanti e il riconoscimento è arrivato direttamente dai nostri partner. Un anno fa non c'erano la riforma del lavoro, le riforme strutturali, e l'implementazione della riduzione delle tasse». Dopo gli 80 euro «ora c'è la riduzione di Imu e Tasi che riguarda al 75% lavoratori e pensionati» e risponde all'invito fatto dal presidente Obama a «stressare i valori della crescita degli investimenti per mettere più risorse nelle tasche dei lavoratori». Renzi riconosce che «c'è ancora molto da fare, sulla disoccupazione giovanile per la quale il G20 ha fissato l'obiettivo di una riduzione del 15% entro il 2025». Dal vertice di Antalya arrivano anche obiettivi ambiziosi come lotta alla corruzione e all'evasione fiscale. «Fa piacere – dice Renzi – che per la prima volta l'Italia faccia notizia sulla lotta ad evasione e corruzione con qualcosa di nuovo, come la fatturazione elettronica e l'Anac».

Il vertice turco ha poi offerto a Renzi anche l'occasione per promuovere le aziende italiane e gettare le basi per nuovi affari. Così, nei bilaterali a margine del G20 con il presidente russo Vladimir Putin e con quello del Messico Enrique Pena Nieto, il premier ha voluto accanto a sé l'ad di Eni, Claudio Descalzi, che ha tracciato un quadro del gruppo nei due Paesi.

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