Abdelhamid Abaaoud, probabilmente sfuggito al blitz a Saint-Denis, è l'estremista belga ritenuto la mente degli attacchi di Parigi di venerdì scorso. Gli inquirenti francesi sono certi che Abaaoud abbia avuto un ruolo nell'organizzazione degli attentati del 13 novembre. Il suo profilo è tale che fin da settembre il suo nome circolava fra i possibili obiettivi degli attacchi aerei francesi in Siria. Noto per i suoi proclami jihadisti sul web fin dal 2013, il suo nome circola per la prima volta sui giornali poco dopo l'attacco a Charlie Hebdo, a gennaio. Ma Abaaoud, alias Abou Omar Al-Baljiki, non è solo la mente della strage di Parigi: ha a che fare con tutti i più recenti complotti terroristici contro la Francia e il Belgio. Considerato il capo della cellula di Verviers, sgominata il 15 gennaio dalla polizia belga, il 28enne belga è entrato anche nell'inchiesta sull'attentato al museo ebraico di Bruxelles per i contatti avuti con l'autore, Mehdi Nemmouche. Il 19 aprile, il nome di Abaaoud appare in relazione ad un tentativo di attentato contro una chiesa di Villejuif.
Anche nell'attacco sventato al treno Thalys Amsterdam-Parigi salta fuori il nome di Abaaoud. Ayoub El-Khazzani, l'uomo armato di kalashnikov bloccato da tre americani, aveva trascorso qualche tempo in Belgio prima di salire sul treno ed era legato ad un gruppo jihadista a lui vicino. Ma è con la strage di Parigi che il jihadista Abaaoud compie un vero e proprio salto di qualità. Secondo il quotidiano belga la Derniere Heure, Abaaoud era amico d'infanzia di Salah Abdeslam, il terrorista in fuga dopo gli attentati di Parigi, fratello del kamikaze che si è fatto saltare in aria al Comptoire Voltaire. Tutti hanno trascorso l'infanzia a Moleenbeek, nella periferia di Bruxelles. Secondo Le Monde, Abdelhamid e Salah sono stati anche insieme in carcere in Belgio nel 2010 per questioni legate ad una rapina. L'11 agosto, inoltre, il jihadista francese Reda Hame viene arrestato al suo ritorno dalla Siria e racconta che, dopo un addestramento di sei giorni a Raqqa, Abaaoud gli ha ordinato di tornare in Francia per colpire «un obiettivo facile» come «una sala di concerti» per fare «il massimo di vittime».
Il suo arrivo nel “califfato” risale a due anni fa, mentre l'anno scorso Abaaoud è apparso per la prima volta in un video del sedicente Stato islamico (Is), in cui guida un'automobile che trascinava dei corpi mutilati. All'inizio di quest'anno aveva rilasciato un'intervista al magazine dell'Is in cui si vantava di essere andato e venuto più volte fra il Belgio e la Siria. «Allah li ha resi ciechi e sono così riuscito a partire (dal Belgio, ndr) e venire in Siria, pur essendo ricercato da così tante agenzie di intelligence», raccontava Abaaoud nell'intervista a Dabiq e facendosi beffe dei «kuffar (infedeli, ndr) resi ciechi da Allah» che non sono mai riusciti a identificarlo e fermarlo. «Perché sei andato in Belgio?», gli chiedeva il giornalista di “Dabiq”. «Allah mi ha scelto, insieme ai compagni Abuz-Zubayr al-Baljiki (Khalid) e Abu Khalid al-Baljiki (Sufyan) per viaggiare in Europa - diceva il jihadista, identificato, come i suoi compagni, con il nome di battaglia al-Bajiki (il belga) - per portare il terrore tra i crociati che fanno la guerra ai musulmani». In quell'intervista Abaaoud spiegava poi di come i suoi due compagni fossero stati uccisi in un raid della polizia belga e francese («più di 150 soldati»), con uno «scontro a fuoco durato più di 10 minuti». L'episodio raccontato è probabilmente l'operazione del 15 gennaio, quando fu sgominata la cellula terroristica di Verviers, di cui proprio Abaaoud era considerato il leader. Ma lui non si trovava lì. Poco dopo Abaaoud riuscì a fuggire in Siria.
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