Sul proprio mensile on-line “Dabiq” lo Stato Islamico pubblica una fotografia della bomba «rudimentale» che abbattè l'Airbus-321 russo precipitato nel deserto del Sinai il 31 ottobre scorso con 224 persone, confermando la matrice terroristica del disastro.
Compaiono una lattina marca “Schweppes Gold” insieme a un detonatore e all'innesco su sfondo blu. In un'altra immagine si vedono passaporti presuntamente emessi in Russia e appartenenti ad alcune delle vittime dello schianto, che sarebbero stati «ottenuti dai mujaheddin» del gruppo. L'ordigno, si precisa, fu portato sull'aereo approfittando delle falle nel dispositivo di sicurezza dell'aeroporto egiziano di partenza, a Sharm el-Sheikh. In origine, afferma ancora l'Isis, l'intenzione era di colpire un aereo occidentale. Si cambiò obiettivo dopo che Mosca intraprese la campagna di bombardamenti in Siria. In una precedente rivendicazione, i jihadisti affermavano che avrebbero scelto in piena autonomia quando e come divulgare i dettagli dell'attentato.
Cita il magazine (disponibile anche in lingua inglese) nel testo a corredo: «I crociati divisi dell'Est e dell'Ovest si credevano al sicuro sui loro aviogetti, mentre bombardavano vigliaccamente i musulmani del Califfato, e così la vendetta è stata riscossa su coloro che si sentivano al riparo in cabina. Una bomba è stata portata a bordo di nascosto, dopo che era stato scoperto il modo di compromettere le misure di sicurezza».
«Ciò - prosegue Dabiq - ha condotto alla morte di 219 russi e di altri cinque crociati, appena un mese dopo la sconsiderata decisione presa dalla Russia», cioè appunto l'avvio dei raid aerei sul territorio siriano e in Iraq, scattati il 30 settembre, ufficialmente in funzione anti-Isis. Gli autori precisano che, oltre agli Usa o a ulteriori Paesi dell'Occidente in senso stretto, all'inizio si puntava ad attaccarne in alternativa anche altri, facenti comunque parte della coalizione internazionale guidata da Washington contro i jihadisti: quindi anche Stati arabi o musulmani, come per esempio la Giordania, il Marocco, gli Emirati o la Turchia.
«Combatteremo fino a quando la bandiera del Califfato non sarà in Vaticano»
Sul numero 12 di Dabiq si legge anche la seguente minaccia, peraltro non nuova: «Chiediamo ad Allah di sostenere i mujaheddin contro gli agenti dei leader dell'idolatria e i crociati finché la bandiera del Califfato non sarà issata su Istanbul e la Città del Vaticano».
Una selezione degli attentati compiuti da Isis
Lo Stato Islamico, nell'ultimo numero della sua rivista, ha pubblicato anche una selezione dei suoi attentati, tra cui appare quello della bomba sull'aereo russo. Nell'articolo viene indicata la data del 31 ottobre quando «i soldati del Califfo sono riusciti ad abbattere un aereo russo sopra la Provincia del Sinai. A bordo c'erano più di 220 russi crociati. Tutti morti. E questo è per dimostrare ai russi e ai loro alleati che non avranno pace nei territori e nei cieli dei musulmani. L'uccisione, da parte loro, di decine di persone attraverso i loro raid porterà loro solo disgrazie e verranno uccisi, come loro uccidono. Dio volendo». L'azione era stata rivendicata lo stesso 31 ottobre dalla “Provincia del Sinai”, cellula egiziana dell'Isis. A bordo dell'Airbus A321 russo viaggiavano 224 persone, nessuna è sopravvissuta.
La rivendicazione delle stragi di Parigi
Sull’ultimo numero di Dabiq il sedicente Stato Islamico (Is) ha anche rivendicato gli attentati di venerdì a Parigi. «Otto soldati del Califfato hanno effettuato un'operazione nel cuore crociato francese - si legge sulla rivista - L'operazione si è svolta in molteplici attacchi simultanei con cinture esplosive e fucili d'assalto su vari obiettivi, tra cui lo stadio Stade de France dove il presidente crociato Francois Hollande assisteva a una partita di calcio e contro il teatro Bataclan, dove centinaia di apostati francesi erano riuniti per un concerto di musica». «Gli attacchi, che comprendevano anche altri obiettivi attorno a Parigi, sono riusciti a uccidere centinaia di crociati ferendone ancora di più - prosegue l'articolo - Avendo scioccato il mondo, lo Stato Islamico ricorda alle nazioni degli infedeli che continuerà a restare saldo di fronte alle loro aggressioni e rivendicherà con il fuoco e il sangue l'onore del profeta e i molti morti e feriti dagli attacchi e dai raid dei crociati nelle terre dei musulmani».
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