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Nel mirino dei terroristi il cuore delle istituzioni Ue e l’Alleanza…

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ALLERTA IN BELGIO

Nel mirino dei terroristi il cuore delle istituzioni Ue e l’Alleanza atlantica

Il Belgio è la sede dei palazzi del potere dell’Unione europea, (Commissione, Consiglio e Parlamento), e della Nato, l’Alleanza atlantica che riunisce i maggiori partner europei e gli Stati Uniti contro eventuali nemici esterni. Due elementi strategici che devono far pensare alla gravità che una situazione di allarme e di eventuali attacchi alla capitale europea comportertà non solo a livello locale ma anche a un livello superiore, sovranazionale.

Se si mette nel mirino Bruxelles in realtà si mette nel bersaglio il “cuore dell’Europa”, delle sue funzioni di coordinamento economico e politico in un momento molto delicato dell’economia europea e contemporaneamente del suo centro strategico di difesa continentale.

A Bruxelles avvenne un attentato al museo ebraico della città il 24 maggio 2014, nel quale morirono quattro persone. L'autore della strage, il francese Mehdi Nemmouche, fu arrestato alcuni giorni dopo a Marsiglia.

«C'è il rischio di attentati simili a Parigi, gli obiettivi potenziali sono centri commerciali, trasporti comuni, grandi eventi, che saranno annullati per consentire di risparmiare forze dell'ordine», ha detto il premier Charles Michel in conferenza stampa. Ma l’allarme suona anche per le nostre istituzioni europee dove si riuniscono quasi settimanalmente i premier o i ministri dei 28 paesi dell’Unione europea, un’area territoriale che dovrebbe essere supersicura proprio per la sua importanza strategica per l’intera Unione europea. Facendo un paragone con gli Stati Uniti è come se i terroristi avessero costretto le autorità di Washginton D.C. ad alzare la soglia di allarme e a mettere sotto controllo tutti i centri di potere federale di Washington.

Come è potuto accadere tutto ciò? Come è possibile questa escalation di insicurezza nel cuore delle istituzioni europee? I terroristi islamisti hanno saputo usare le debolezze del Paese, profondamente diviso tra francofoni e fiamminghi, che ha il maggior numero di foreign fighters addestratasi militarmente in Siria rispetto alla popolazione complessiva.
Dal Belgio si stima che siano partiti partiti circa 450 foreign fighters secondo l'International Centre for the Study of Radicalisation and Political Violence (Icrs).

La polizia belga ha trovato intanto «un importante arsenale» in perquisizioni ieri sera a Molenbeek, tra cui prodotti chimici ed esplosivi. Ma negli anni passati Moleenbek è diventata una sorta di terra di nessuno dove i jihadisti si sono infiltrati contando su un disagio sociale sotterraneo della comunità islamica che non è riuscita ad integrarsi né con i Valloni né con i Fiamminghi.

Ecco perché tutti i paesei europei devono, uscendo dal loro “sonnambulismo” nazionalistico, dare il loro aiuto al Belgio in questo momento difficile fornendo la massima cooperazione di intelligence e, se del caso, uomini e mezzi straodinari per rafforzare i controlli: è l’Europa e le sue istituzioni comunitarie ad essere nel mirino dei folli attentatori.

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