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OGGI IL BALLOTTAGGIO

L’Argentina sceglie il presidente con un’unica certezza: la fine dell’era Kirchner

Due candidati, uno di centrosinistra e uno di centrodestra. L'Argentina sceglie il nuovo presidente in un ballottaggio che si preannuncia serrato. Fossimo in un qualsiasi altro Paese al mondo diremmo che Daniel Scioli, 58 anni, è il candidato progressista, Mauricio Macri, 56 anni, quello conservatore.
A Buenos Aires no. Gli schieramenti si confondono, le idee si sovrappongono e i programmi di politica economica disorientano gli osservatori europei.
La vera chiave di lettura è un'altra: ricordare che in Argentina la politica, ben prima che di destra e sinistra, è peronista. Un partito magmatico, molto radicato sul territorio, in cui i princìpi di giustizia, uguaglianza e solidarietà soverchiano tutto il resto.
O meglio, dovrebbero soverchiare tutto il resto.

Perché purtroppo l'Argentina, uno dei granai del mondo, è un Paese che produce cibo per 400 milioni di persone ma non riesce a sfamare tutti i suoi 40 milioni di abitanti. Clientele, corruzione, inefficienze e una democrazia ancora giovane. L'ultima dittatura è terminata nel 1983.
Le elezioni di oggi sanciscono comunque la fine di una stagione, quella della famiglia Kirchner. Prima Nestor (dal 2003 al 2007) poi la moglie Cristina (2007-2015) hanno governato il Paese con luci e ombre.

L'eredità economica è stata il tema centrale degli ultimi dibattiti pre-elettorali. Pur con un aumento dei consumi che ha beneficiato i meno abbienti, l'Argentina non cresce da quattro anni. E l'inflazione è vicina al 30%, una delle più alte al mondo.

Dunque Scioli o Macri ? I sondaggi prevedono la vittoria di Macri ma la cautela è di rigore. Al primo turno, il 25 ottobre, avevano previsto una vittoria schiacciante di Scioli, con il 41% dei voti, senza bisogno di ricorrere al ballottaggio. Non è andata così.
Intanto il Papa, argentino, ha seguito con grande attenzione le ultime battute della campagna elettorale. Bergoglio non ha ovviamente espresso alcun orientamento ma le scelte troppo “aperturiste” di Macri su aborto e matrimoni gay non gli sono mai piaciute.

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