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Allo studio dei ministri l’impatto degli attentati sui conti e sulla…

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Allo studio dei ministri l’impatto degli attentati sui conti e sulla crescita

BRUXELLES

Gli attacchi terroristici di Parigi hanno già avuto un impatto sulla fiducia in Francia e potrebbero avere conseguenze negative anche sulla crescita economica. È ancora da capire se avranno effetti negativi su altri Paesi, in particolare il Belgio dove il governo è stato costretto a chiudere le scuole e la metropolitana di Bruxelles. Nel frattempo, è sempre più chiaro che, nel caso, l’establishment comunitario giudicherà con magnanimità l’eventuale aumento dei deficit pubblici.

Un indicatore sulla fiducia dei direttori degli acquisti nel settore del terziario ha mostrato in Francia un calo in novembre rispetto ad ottobre: da 52,7 a 51,3. «Crediamo che la ragione principale è quella degli attentati», ha commentato ieri Chris Williamson, il capo economista di Markit, il centro-studi che elabora ogni mese il Purchasing Managers’ Index (noto con l’acronimo Pmi). «L’esperienza, tuttavia, mostra che l’impatto di questi avvenimenti è di breve periodo».

La stampa francese dà conto in questi giorni di un evidente malessere della popolazione, così come delle prime lamentele delle associazioni di categoria. Un altro Paese colpito dalla sfiducia è il Belgio. Il governo ha annunciato che le aziende, le cui attività sono state colpite dall’allerta al massimo livello decretata venerdì notte, potranno avvalersi della legge sulla disoccupazione temporanea. I lavoratori costretti a rimanere a casa saranno retribuiti dallo Stato al 65% dello stipendio medio.

La situazione d’allerta non riguarda solo la Francia, un Paese nel quale come noto è stato dichiarato lo stato d’emergenza. In Gran Bretagna, attualmente l’allerta è al livello 2 su 5; in Italia è al livello 2 su 3; in Spagna, in Svezia e in Danimarca l’allerta è passata al livello 4, su una scala di 5. I ministri delle Finanze della zona euro, riuniti ieri qui a Bruxelles per un Eurogruppo tutto dedicato all’analisi delle Finanziarie per il 2016, hanno tentato di rassicurare, anche perché è troppo presto per fare valutazioni concrete.

Ha ricordato il ministro delle Finanze spagnolo Luis de Guindos: «Gli attentati terroristici di Madrid (nel 2004, ndr) e di Londra (nel 2005, ndr) hanno avuto un impatto economico limitato». Ha aggiunto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici: «In Europa la ripresa è in atto, non credo che la crescita sarà indebolita da quanto sta succedendo». Più cauto il suo omologo italiano Pier Carlo Padoan, che considera la situazione pericolosa per la ripresa economica.

In un articolo del giugno 2015 intitolato The Toll of Terrorism, ricercatori del Fondo monetario internazionale hanno spiegato che il terrorismo può avere un impatto economico negativo, ma che questo dipende dallo stadio di sviluppo dell’economia e dalla grandezza del Paese. Tanto più un Paese è piccolo tanto più l’impatto potrebbe essere maggiore. Se la minaccia terroristici perdura, le conseguenze negative riguardano soprattutto gli investimenti.

In questo contesto, si rafforza l’impressione che l’establishment comunitario valuterà con magnanimità l’eventuale aumento dei disavanzi nazionali per via di un incremento della spesa in sicurezza, sulla falsariga di quanto Bruxelles farà caso per caso nel valutare la spesa per i rifugiati. Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha approvato ieri la recente presa di posizione in questo senso del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker (si veda Il Sole/24 Ore del 19 novembre).

«Abbiamo molta simpatia per la situazione in cui si trova la Francia e anche il Belgio (…). Non vi è urgenza di fare scelte particolari sul futuro dei conti pubblici in questi paesi – ha detto l’uomo politico olandese -. La Commissione europea potrà valutare ex post se la situazione attuale è una circostanza eccezionale, ai sensi delle regole europee. Il tema è in agenda. Vediamo come si sviluppano le cose (…) Per ora, le somme di denaro di cui stiamo parlando non sembrano tali da far deragliare i conti».