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Russia e Turchia, a rischio rapporti commerciali per 44 miliardi di dollari

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dopo l’abbattimento del caccia russo in siria

Russia e Turchia, a rischio rapporti commerciali per 44 miliardi di dollari

Commentando l’abbattimento del caccia russo in Siria, il presidente turco Recep Tayyep Erdogan dice di non volere un’escalation, mentre il premier Ahmet Davutoglu definisce «amica» la Russia: ed è difficile immaginare che Vladimir Putin, per ritorsione contro Ankara, ricorra all’arma più potente che ha in mano, il rubinetto del gas. Dietro i toni di guerra, gli interessi economici e commerciali convergenti non permettono a Russia e Turchia di spingersi troppo in là: Mosca è il principale fornitore di gas della Turchia, che importa dai russi il 60% del proprio fabbisogno annuo. Su 50 miliardi di metri cubi (e una spesa annua di 50 miliardi di dollari per l’import di energia) da Gazprom ne arrivano 30.

Senza contare il passaggio al nucleare, che Ankara ha affidato in buona parte ai russi: nel 2013 la Turchia ha commissionato alla russa Rosatom la sua prima centrale, quattro reattori e un progetto da 20 miliardi. «Perdere la Turchia - disse Erdogan lo scorso ottobre - sarebbe una seria perdita per la Russia». E viceversa.

Eppure, l’impatto si farà sentire.«Un colpo da 44 miliardi di dollari», titola il portale russo di informazione economica Rbk: ritornando sul «colpo», la pugnalata turca alla schiena citata martedì da Putin. Un modo per quantificare la posta in gioco nel confronto tra russi e turchi: la Russia è il secondo partner commerciale di Ankara, un interscambio pari a 31 miliardi di dollari nel 2014, e 18,1 miliardi per i primi nove mesi del 2015. Considerando anche il settore dei servizi, la cifra sale appunto a 44 miliardi.

Due mesi fa, le ambizioni correvano alte: in visita a Mosca il 23 settembre - pochi giorni prima dell’avvio della campagna militare russa in Siria - Erdogan disse a Putin che entro il 2023 il commercio bilaterale avrebbe dovuto raggiungere i 100 miliardi. Ambizioni che oggi naufragano nello scontro sulla Siria, perché se anche non si arriverà a mettere a rischio le forniture di gas, le conseguenze di quanto avvenuto si faranno comunque sentire nelle relazioni bilaterali: ubbidendo alla raccomandazione del ministero degli Esteri russo e dell’Ente federale per il turismo, tutti i più importanti tour operator russi hanno bloccato le vendite di pacchetti vacanze in Turchia, tra le mete favorite dei russi. Mentre l’Associazione russa dei produttori tessili ha indirizzato una lettera al governo, chiedendo il boicottaggio degli acquisti di abiti e beni di consumo dalla Turchia. L’import dalla Turchia in questi settori, scrive l’Associazione, è pari a sette miliardi di dollari.

La ritorsione ha un effetto valanga. Al porto di Novorossiisk, sul mar Nero, le dogane russe ora bloccano i carichi in arrivo dalla Turchia, senza spiegazioni.Le conseguenze dirette dell’abbattimento del jet, ha detto questa mattina il premier Dmitrij Medvedev, potrebbero essere «la rinuncia a una serie di importanti progetti comuni e la perdita di posizione nel mercato russo da parte delle compagnie turche». Un invito che operatori e consumatori russi non mancheranno di raccogliere.

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