Arriva presto, con la papamobile aperta. La sicurezza c'è, ma è discreta. Una folla lo circonda, i bambini sono tanti, si aggrappano alla tonaca bianca. Francesco è nella grande baraccopoli di Kangemi, 100mila persone che vivono in uno slum con le fogne a cielo aperto. «Ogni essere umano è più importante del dio denaro», dice nel discorso pronunciato nella parrocchia di San Giuseppe, retta dai padri gesuiti.
In slum valori che non sono quotati in Borsa
Parla della saggezza dei quartieri popolari, da lui conosciuta a fondo nelle grandi megalopoli latino americane: «La cultura dei quartieri popolari impregnati di questa particolare saggezza, ha caratteristiche molto positive, che sono un contributo al tempo in cui viviamo, si esprime in valori come la solidarietà, dare la propria vita per l'altro, preferire la nascita alla morte; dare una sepoltura cristiana ai propri morti. Offrire un posto per i malati nella propria casa, condividere il pane con l'affamato: dove mangiano 10 mangiano in 12; la pazienza e la forza d'animo di fronte alle grandi avversità». Ebbene, oggi, in Africa, nella città degli enormi slum, Francesco rivendica questi valori, «valori che non si quotano in Borsa, valori con i quali non si specula né hanno prezzo di mercato. Mi congratulo con voi, vi accompagno e voglio che sappiate che il Signore non si dimentica mai di voi. Il cammino di Gesù è iniziato in periferia, va dai poveri e con i poveri verso tutti. Riconoscere queste manifestazioni di vita buona che crescono ogni giorno tra voi, non significa in alcun modo ignorare la terribile ingiustizia della emarginazione urbana. Sono le ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate».
L'acqua potabile è un diritto umano
Kangemi non è la prima baraccopoli visitata dal Papa, ma qui il senso della “periferia” è accentuato, e la denuncia è precisa: tutto si aggrava «quando vediamo l'ingiusta distribuzione del terreno che porta in molti casi intere famiglie a pagare affitti abusivi per alloggi in condizioni edilizie per niente adeguate. Ho saputo anche del grave problema dell'accaparramento delle terre da parte di “imprenditori privati” senza volto, che pretendono perfino di appropriarsi del cortile della scuola dei propri figli. Questo accade perché - e cita la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II, tanto per ricordare che questi valori sono presenti da sempre nella dottrina cattolica - si dimentica che Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno». Eppoi il problema della mancanza di accesso alle infrastrutture e servizi di base, come i bagni, fognature, scarichi, raccolta dei rifiuti, luce, strade, ma anche scuole, ospedali, centri ricreativi e sportivi, laboratori artistici. E il problema dell'accesso all'acqua potabile, «diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l'esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all'acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. Negare l'acqua ad una famiglia, attraverso qualche pretesto burocratico, è una grande ingiustizia, soprattutto quando si lucra su questo bisogno».
«Si deve pagare il debito sociale con i poveri con casa, terra e lavoro»
Ecco quindi la necessità di progetti seri si inclusione sociale a sostegno delle famiglie, che devono lottare per proteggere i bambini e i giovani, che le organizzazioni criminali, al servizio di interessi economici o politici, utilizzano i come “carne da cannone” per i loro affari insanguinati. Tutti questi problemi sono «una conseguenza di nuove forme di colonialismo»: per Bergoglio non mancano di fatto, pressioni affinché si adottino «politiche di scarto come quella della riduzione della natalità che pretende legittimare l'attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare». Insomma, «abbiamo bisogno di andare oltre la mera declamazione di diritti che, in pratica, non sono rispettati, e attuare azioni sistematiche che migliorino l'habitat popolare e progettare nuove urbanizzazioni di qualità per ospitare le generazioni future. Il debito sociale, il debito ambientale con i poveri delle città si paga concretizzando il sacro diritto alla terra, alla casa e al lavoro. Non è filantropia, è un dovere di tutti». E chiude richiamando le parole di Benedetto XVI: «I poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo».
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