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Non solo euro, le valute da considerare

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Asia e Oceania

Non solo euro, le valute da considerare

  • –Paolo Zucca

Trovare riparo in una valuta forte è una delle scelte possibili per chi vuole ridurre i rischi in una fase di azioni terroristiche e di tensioni militari. Ma quale può essere una valuta forte? Il rapporto euro-yen, così come altri rapporti valutari (vedi in pagina e a fianco), permette di scegliere opzioni complementari alla valuta europea. Ma volendo aggiungere prodotti denominati nella moneta giapponese bisogna scegliere il momento giusto, visto che di solito si parte da flussi europei denominati in euro.

«Gli effetti del terrorismo e le tensioni internazionali dopo gli attentati di Parigi e l’escalation degli interventi in Siria - sostiene Serge Escudé, ricerca e investimenti di Cassa Lombarda - potrebbero contribuire nel breve a rinforzare lo yen verso l’euro in quanto tradizionalmente la divisa giapponese è vissuta come un porto sicuro nei momenti difficili sui mercati finanziari. Questo trend - aggiunge - potrebbe essere accentuato nel breve dalle mosse espansive che la Bce probabilmente adotterà il 3 dicembre». Tuttavia questa tendenza all’apprezzamento potrebbe essere contrastata nei mesi successivi dai possibili futuri interventi della Banca Centrale giapponese e del governo. «Infatti gli economisti si aspettano - continua Escudé - già a gennaio un nuovo stimolo fiscale di 3 trilioni di yen (24,5 miliardi di dollari) da parte del governo di Abe ma anche una successiva manovra espansiva della Banca del Giappone se lo stimolo fiscale non bastasse a far riprendere l’economia e l’inflazione del paese». Quasi una gara fra quantitative easing.

Non è un contesto facile per chi volesse diversificare sulla moneta del Sol Levate, in un momento in cui le valute entrano in fibrillazione. «A breve termine - ricorda Asoka Wöhrmann, responsabile degli investimenti per Deutsche Bank Awm - la volatilità del dollaro Usa sarà probabilmente confermata, sia rispetto ai mercati emergenti che nei confronti delle valute di finanziamento come euro e yen. In una prospettiva di lungo periodo prevarranno tuttavia i fondamentali: la crescita statunitense continuerà a essere più rapida di quella europea o giapponese e i tassi di interesse Usa saranno più elevati. Entrambi questi fattori dovrebbero incoraggiare l’afflusso di capitali. La storia suggerisce inoltre che il ciclo rialzista del dollaro Usa potrebbe durare ancora qualche anno». Fra i vantaggi di investimenti in prodotti vari (azioni, fondi e altro) denominati in yen c’è una certa marginalità rispetto alla tensione mediterranea.

«Il Giappone - ricorda Joe Corbach, esperto di valute di Gam - non sembra essere un obiettivo terroristico. Oggi lo yen sembra essere la valuta con minori rischi dato il rimpatrio di una quota importante di risparmi dei giapponesi. Il cambio euro/yen non è scambiato in maniera diretta, ma attraverso i cambi dollaro/yen ed euro/dollaro quindi come riflesso di tali fluttuazioni».

Il cambio dollaro/yen è stato abbastanza stabile. Ma, nelle ultime settimane, «la valuta giapponese è stata piuttosto debole a causa delle aspettative di un ulteriore ampliamento dello spread con gli Usa in vista dell’atteso rialzo dei tassi da parte della Fed a dicembre da un lato, e dell’incremento dello stimolo monetario da parte della BoJ dall’altro. Ciò significa che l’apprezzamento dello yen nei confronti dell’euro - conferma Corbach - ha rispecchiato l’apprezzamento del dollaro sull’euro e non ha nulla a che vedere con l’avversione al rischio o l’afflusso di capitali verso il Giappone considerato un porto sicuro». Leggere quindi l’opzione yen come area non interessata al conflitto, potenzialmente in crescita e scollegata da quanto avviene nelle altre grandi valute è probabilmente una forzatura. Si può forse prevedere una minor volatilità da “venti di guerra”, una sorta di distacco dagli eventi di drammatica attualità. Ma niente di più, il mondo delle grandi valute è strettamente collegato e quindi i movimenti sono legati alla forza del dollaro e all’eventuale ulteriore indebolimento dell’euro. Come conferma Matteo Paganini, chief analyst di Fxcm Italia: «Proprio perché il cambio euro/yen è frutto di una moltiplicazioni di cambi originali, bisogna guardare ai cambi euro/dollaro e dollaro/yen. Il rapporto fra la valuta europea e quella nipponica si muoverà a ribasso nel caso in cui uno dei due cambi principali (con l’altro stabile), o entrambi, si muovano a ribasso. Viceversa, se i due cambi originali si muovono a rialzo (o uno dei due lo fa mentre l’altro si mantiene stabile), il cross salirà. Le dinamiche relative all’economia americana in ripresa e quelle che descrivono l’andamento della congiuntura europea, oltre che quelle legate ad avversione o propensione al rischio sono dunque da monitorare».

La complessità di un movimento così intrecciato sembra escludere al risparmiatore retail una scelta in autonomia, per chi vuole diversificare le valute l’opzione è quella dei fondi, azionari ma anche obbligazionari, che investono su Tokyo in moneta locale. Cercando di intervenire in una fase di relativa ripresa della valuta europea per non dover pagare subito un costo iniziale.

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