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Sale, mandarini e garofani: così Mosca dichiara guerra alla Turchia

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dopo l’abbattimento di un jet russo

Sale, mandarini e garofani: così Mosca dichiara guerra alla Turchia

Uva e mandarini, polli congelati e carne di tacchino in scatola: con la pubblicazione della lista di prodotti turchi di cui sarà vietata la vendita in Russia a partire dal 1° gennaio si delineano i contorni della nuova guerra economica scoppiata tra Mosca e Ankara, in seguito all'abbattimento di un caccia russo per mano delle forze aeree turche.

È una guerra combattuta per ora sul fronte dell'agricoltura e del turismo: ma il governo russo si è lasciata aperta la possibilità di altre ritorsioni. Che, stando almeno a quanto hanno dichiarato all'agenzia Reuters fonti di Gazprom, potrebbero anche coinvolgere Turkish Stream, il progetto per un gasdotto attraverso il Mar Nero che avrebbe dovuto prendere il posto di South Stream. Con il suo stesso obiettivo di portare gas russo in Europa orientale bypassando l'Ucraina.

A questo proposito, e a proposito di una centrale nucleare da 20 miliardi di dollari che russi e turchi stanno progettando insieme, il ministro dell'Economia Aleksej Uljukajev ha detto martedì che non è stata presa ancora alcuna decisione. Ma secondo le due fonti citate da Reuters, per Turkish Stream si prospetta un rinvio di alcuni anni. A Gazprom attendono un ordine di Vladimir Putin.

A dire il vero, le prospettive del gasdotto del Mar Nero si stavano offuscando anche prima dell'abbattimento dell'aereo in Siria. Da un piano iniziale di quattro linee da 900 km - una capacità di trasporto annua pari a 63 miliardi di metri cubi - già si era passati a un progetto dimezzato, per una capacità di 32 miliardi di metri cubi di gas. Alle riserve di carattere commerciale ed energetico, ora si aggiungono le ragioni della politica. E poiché Russia e Turchia hanno destini intrecciati sul fronte energetico (la Turchia importa dai russi il 60% del gas di cui ha bisogno ma è, dopo la Germania, il cliente più importante per Gazprom) la decisione di congelare Turkish Stream avrebbe un impatto simbolico molto forte sul rapporto tra i due Paesi.

Per il momento, i settori dell'economia turca che verranno colpiti con certezza sono quelli dell'agricoltura e del turismo: anche se, come sempre in questi casi, il danno non ricadrà da una parte sola. Basti pensare alle conseguenze per compagnie aeree e agenzie di viaggio russe. Per quanto riguarda il bando sull'import di generi alimentari, il decreto firmato martedì dal primo ministro Dmitrij Medvedev include la lista dei prodotti proibiti a partire dal 1° gennaio: entrata in vigore rinviata per attutire gli effetti sull'inflazione. L'elenco comprende carne di pollo e tacchino in scatola e congelata, garofani, pomodori, cipolle, cetrioli, cavolfiori, pesche, albicocche, mandarini, uva, mele, pere, arance, prugne, fragole. E sale.

Oltre a questo, le sanzioni russe reintroducono il regime dei visti di ingresso; fissano un limite al numero di camion (normalmente 36mila l'anno) che potranno entrare in Russia; irrigidiscono i controlli (con lunghe code di automezzi già formate ai posti doganali in ingresso dalla Georgia); vietano l'assunzione di cittadini turchi, se non in casi eccezionali; sospendono la cooperazione culturale e gli scambi universitari; vietano i voli charter per la Turchia e “invitano” i tour operators a bloccare i pacchetti vacanze per la Turchia, la prima destinazione preferita dai russi a cui, altrettanto improvvisamente, è venuto a mancare anche l'Egitto - secondo in classifica - dopo la tragedia dell'aereo passeggeri precipitato sul Sinai per quello che è stato riconosciuto essere un attentato terroristico. Resta la Grecia, al terzo posto.

In aggiunta a tutto questo, come ben sanno anche le aziende europee colpite dalle sanzioni e controsanzioni legate alla crisi ucraina, l'impatto del gelo piombato nei rapporti bilaterali si farà sentire anche sui settori esclusi dalla “lista nera”. Ne è sicuro İsmail Gülle, responsabile dell'Associazione degli esportatori turchi tessile e materie prime. Citato dall'agenzia Reuters, Gülle spiega che il valore delle esportazioni dell'industria tessile turca in Russia si aggira ogni anno sul miliardo di dollari. Un valore che quest'anno si era già ridotto del 40%: “Ogni ulteriore riduzione dell'export per noi sarà un grosso problema”.

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