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Istanbul, esplode bomba vicino al metrò

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lotta al terrorismo

Istanbul, esplode bomba vicino al metrò

Paura ieri sera a Istanbul, nella zona europa del Bosforo, per un’esplosione avvenuta vicino alla stazione della metro di Bayrampasa. Ancora non accertate le cause ma le autorità cittadine non escludono che possa essersi trattato di una bomba, forse un ordigno artigianale fatto di un tubo pieno di esplosivo. L’episodio ha gettato nel caos la capitale turca. Almeno una persona sarebbe stata ferita. Secondo Ntv i feriti invece sarebbero almeno sei.

Cauta la versione ufficiale: il prefetto di Istanbul, Vasip Sahin ha comunicato che c’è un «ferito lieve» e ha riferito che la metropolitana ha ripreso a funzionare dopo un breve stop. Inizialmente si era parlato di un trasformatore elettrico esploso, ma «si seguono tutte le ipotesi», ha fatto sapere il prefetto. Una pista seguita dagli inquirenti è quella dello scoppio di una bomba su un ponte che passa sopra la stazione della metropolitana. Sul luogo, dove si era scatenato il panico dopo lo scoppio, sono accorse molte ambulanze. La ricostruzione dei fatti è ancora confusa.

L’episodio si innesta nel clima di alta tensione in un Paese che in pochi giorni ha visto l’abbattimento da parte di caccia turchi di un aereo russo Sukhoi sul confine siriano; la custodia cautelare di Can Dundar, direttore del quotidiano Cumhuriyet, e di Erdem Gul, capo della redazione di Ankara del giornale antigovernativo, due giornalisti individuati come responsabili dell’inchiesta in cui fu rivelato un presunto passaggio di camion carichi di armi dalla Turchia alla Siria sotto la regia del Mit, il servizio segreto turco; l’uccisione di Tahir Elci, il capo degli avvocati curdi assassinato sabato nel centro storico di Diyarbakir. Una morte che ha scatenato le proteste dei curdi e del leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas, che ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare (bocciata dal partito di maggioranza Akp) sull’avvocato che a suo parere è stato ucciso «da una pallottola sparata da un’arma della polizia turca», come ha riferito al quotidiano Hurriyet.

«In cinque giorni sono avvenute più cose in Turchia che in 50 anni in un Paese scandinavo», dice un diplomatico europeo che vuole mantenere l’anonimato. Una lunga lista di episodi a cui non si può non aggiungere il più sanguinoso attacco terroristico nella storia della Turchia avvenuto il 10 ottobre scorso. Un attacco contro una marcia per la pace nella capitale Ankara a soli 20 giorni dalle elezioni politiche anticipate poi vinte a piene mani dall’Akp di Erdogan. Due violente esplosioni a pochi passi dalla stazione ferroviaria, nel centro della città, hanno falciato la vita di più di un centinaio di manifestanti che chiedevano la fine del conflitto con il Pkk curdo. E poi l’attentato nella città di Suruk dove hanno perso la vita 33 giovani militanti pro curdi mentre cantavano e ballavano durante una festa per la pace.

Una situazione ad alta tensione che da Parigi, il presidente Barack Obama, a margine della conferenza sul clima Cop21, ha sentito il bisogno di stemperare esortando - in un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan - la Turchia e la Russia a concentrarsi «sul nemico comune», l’Isis.

Obama ha invitato a voltare pagina sulle reciproche divergenze e ha voluto aggiungere, in un’intervista a I-Telé, che non ci sarà fine della guerra in Siria «fino a quando» il presidente siriano, Bashar Al-Assad, rimarrà al potere, ribadendo la linea americana sulla necessità di un cambio politico a Damasco. «Il problema è che Russia e Iran continuano ad appoggiare Assad», ha aggiunto Obama conscio che Mosca e Teheran non sembrano voler cedere sul punto.

Anche l’Italia invita la Turchia e la Russia a far sì che «questo gravissimo incidente non pregiudichi la strada aperta a Vienna» per una soluzione politica alla crisi in Siria. È l’auspicio che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni esprimerà oggi incontrando il collega turco Mevlut Cavusoglu a margine della ministeriale Nato in corso a Bruxelles.