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La Nato apre le porte al Montenegro. L’ira di…

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NUOVO FRONTE tra europa e Russia

La Nato apre le porte al Montenegro. L’ira di Mosca: «Reagiremo»

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg  (a destra) dà il benvenuto al rappresentante del Montenegro Igor Luksic (Epa)
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg (a destra) dà il benvenuto al rappresentante del Montenegro Igor Luksic (Epa)

Tra Europa e Russia si è aperto un nuovo fronte. Chiamandola «decisione storica», il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha accolto mercoledì tra gli applausi dei 28 ministri degli Esteri dell’Alleanza Igor Luksic, il rappresentante del Montenegro. L’invito formale al piccolo Paese balcanico a entrare nella Nato è stato definito da Stoltenberg come «l’inizio di un’alleanza bellissima». Immediata la reazione di Mosca, che considera provocatorio questo ulteriore ampliamento del blocco atlantico in quella che era una sua zona di influenza, una minaccia alla sicurezza e alla stabilità in Europa. Un’espansione a cui Mosca risponderà con ritorsioni, ha già chiarito Dmitrij Peskov, portavoce di Vladimir Putin. Se davvero il Montenegro farà questo passo, ha dichiarato il responsabile della Commissione Difesa del Consiglio della Federazione (la Camera Alta russa), Viktor Ozerov, la Russia metterà fine a tutti i progetti bilaterali congiunti, inclusi naturalmente quelli in ambito militare. E i legami economici tra Podgorica e Mosca - spesso anche controversi - sono strettissimi.

L’adesione - si tratterebbe della prima dal 2009, quando entrarono Croazia e Albania - non sarà immediata: è possibile che i negoziati si prolunghino anche per un anno e mezzo. I montenegrini (650mila abitanti) sono divisi: sono passati soltanto 16 anni da quando i jet della Nato bombardarono Serbia e Montenegro, uniti fino al 2006, a difesa degli albanesi del Kosovo. Ma il governo del primo ministro Milo Djukanovic - al potere da due decenni, prima e dopo l’indipendenza del Montenegro dalla Serbia - considera l’appartenenza alla Nato un obiettivo cruciale, per raggiungere il quale, spiegano gli altri Paesi membri dell’Alleanza, il Montenegro ha affrontato riforme difficili come quella dei servizi di sicurezza. E ora, nel corso dei negoziati, è atteso alla prova del miglioramento dello stato di diritto. Il Montenegro, ha detto a Bruxelles il ministro Luksic, è impegnato a combattere il crimine organizzato e la corruzione, così come ad affrontare la modernizzazione dell’apparato militare. Un ulteriore impegno, ha spiegato, è rafforzare il consenso dell’opinione pubblica sull’adesione.

Lo scorso settembre Serghej Lavrov, ministro degli Esteri russo, descrisse come «irresponsabile» la cosiddetta politica Nato “della porta aperta” che mercoledì Stoltenberg ha evocato per dare il benvenuto al Montenegro. Eppure la porta della Nato non si è spalancata abbastanza da raccogliere le aspirazioni a entrare di Georgia e Ucraina, i cui rapporti con la Russia sono abbastanza controversi da consigliare prudenza all’Alleanza.
Mercoledì a Bruxelles il segretario di Stato americano John Kerry ha ricordato che l’allargamento della Nato non è diretto contro la Russia: «La Nato - ha detto Kerry al termine della riunione dei ministri - è un’alleanza difensiva che esiste da 70 anni» e «non costituisce una minaccia per nessuno. Non è un’organizzazione offensiva e non è focalizzata sulla Russia, né su nessun altro». Al contrario, l’Alleanza è «pronta a lavorare con la Russia», ha detto il capo della diplomazia americana. Per confermarlo, Stoltenberg ha affermato di essere pronto a riconvocare il Consiglio Russia-Nato, per rilanciare una cooperazione di fatto congelata dalla crisi ucraina: il Consiglio non si è più riunito dal 1° aprile 2014. Creato nel 1997, il Consiglio afferma nella propria Carta che Nato e Russia «non si considerano avversari».

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