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Obama non esclude il terrorismo

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Obama non esclude il terrorismo

NEW YORK - Avevano lasciato la figlia di sei mesi a casa della nonna per recarsi, avevano detto, a un appuntamento medico. Poche ore dopo la giovane coppia musulmana, il 28enne Syed Rizwan Farook e la moglie Tashfin Malik di 27, ha invece seminato morte e panico. Armata di fucili d’assalto, pistole, giubbotti antiproiettile e tre ordigni esplosivi, è entrata nell’auditorium del centro per disabili di San Bernardino affollato dai colleghi di Farook per la festa di fine anno. Quando i due sono fuggiti, alle spalle si sono lasciati una strage, 14 morti e 21 feriti. A fine giornata anche i loro corpi giacevano privi di vita dopo un drammatico scontro a fuoco con la polizia, incapaci di rispondere all’interrogativo che angoscia l’America: perchè?

Lo spettro del terrorismo - forse gesto isolato, forse ispirato dall’Isis o altri estremismi - ha preso quota pur tra la cautela delle autorità che hanno cercato di comporre un mosaico tuttora parziale. Fonti hanno rivelato contatti di Farook, telefonici e via social media, con persone collegate al terrorismo internazionale, oltre a un suo recente viaggio in Medio Oriente e in particolare in Arabia Saudita che potrebbe aver accelerato la sua radicalizzazione all’insaputa sia dei parenti che dell’intelligence. La polizia ha inoltre scoperto a casa della coppia un arsenale potenzialmente pronto per ulteriori carneficine: 12 ordigni, duemila cartucce da 9mm e 2.500 per fucili d’assalto, materiale per costruire altri esplosivi. Abbastanza perché l’Fbi tratti formalmente il caso come un’indagine anti-terrorismo. Non tuttavia per escludere altre ragioni quali il risentimento sul lavoro oppure un intreccio di motivazioni, personali e ideologiche. Lo stesso Barack Obama ha citato ieri terrorismo e «motivazioni miste» tra le piste seguite. E ha aggiunto: «Andremo fino in fondo con le indagini, potrebbe essere terrorismo ma non conosciamo finora i motivi e l’ampiezza dei loro piani».

Gli Stati Uniti, così, sono parsi ieri traumatizzati e vulnerabili, ostaggio di una strage difficile da razionalizzare. Un massacro che minaccia di lacerare, come pochi altri, una società con i suoi sogni di tolleranza e integrazione. Nel clima di dolore, tensione e incertezza quel che colpisce di più è ciò che che incute più paura. Farook e Malik hanno covato i progetti omicidi conducendo una doppia vita vita che, dall’esterno e persino per chi li conosceva, era parsa normale. Lui, un musulmano nato in Illinois da famiglia pakistana, lavorava da cinque anni al Dipartimento di salute pubblica della contea come ispettore di piscine e ristoranti con un invidiabile stipendio annuale di 70mila dollari. Il suo ultimo rapporto, su un locale messicano, era datato ottobre. La mattina della strage, sempre facendo sfoggio di normalità, si era presentato come altre volte alla festa del Dipartimento per poi uscire dopo un litigio e tornare venti minuti dopo armato fino ai denti e con il volto coperto da passamontagna, che non ha però impedito a colleghi scioccati di riconoscerlo. Lei, nata in Pakistan e cresciuta in Arabia Saudita, era arrivata due anni or sono per sposare Farook. Non erano mai finiti prima d’ora sui radar delle autorità per reati o simpatie estremiste. Unico sintomo rivelatore della sua vocazione: la passione per il tiro a segno descritta nel profilo in un sito di dating.

Familiari e leader della comunità islamica locale sono sembrati altrettanto esterrefatti: la madre ha saputo della strage dalla polizia; il padre ha definito Farook un tranquillo e introverso uomo di fede; il cognato gli aveva parlato una settimana prima senza percepire nulla di diverso. «Non ho idea di cosa lo abbia spinto a fare ciò che ha fatto», ha detto quasi balbettando. Il direttore del Council on American-Islamic Relations Hussam Aylosh, condannando con fermezza il massacro e invitando a evitare processi all’intera comunità, non ha escluso la matrice terroristica ma ha aggiunto di non aver notato fanatismo nella famiglia di Farook.

Le ipotesi di un “semplice” gesto di follia e rabbia si erano però scontrate ben presto con la pianificazione parsa chiara del massacro e l’arsenale usato, tra cui un AR-15, versione semiautomatica del mitragliatore M-16. «Non credo che qualcuno decida impulsivamente di indossare divise paramilitari e imbracciare un arsenale», ha detto il capo della polizia della città Jarrod Burguan.

L’altra certezza è la facilità delle stragi negli Stati Uniti: 462 morti e 1.314 feriti in 355 episodi con almeno quattro vittime nel 2015. Fino all’”Orrore di San Bernardino”, ha titolato l’editoriale del New York Times. Che denuncia un’altra escalation tragica in America, foriera di stragi a venire qualunque siano le motivazioni. Durante gli sconti del Black Friday, venerdì scorso dopo il Thanksgiving, le vendite di armi si sono impennate a nuovi record: l’Fbi è stato inondato da 185.345 richieste di verifica, il 5% più dell’anno scorso. Un dato parziale: gli scarni controlli federali riguardano il 60% degli acquisti, il resto passa da rivenditori informali, quali le fiere delle armi, liberi da ogni restrizione.

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