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L’Italia si smarca sulle sanzioni alla Russia: «Serve un dibattito»

Ansa
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No dell’Italia al rinnovo automatico delle sanzioni europee alla Russia. Il governo italiano ha chiesto che si apra un «dibattito politico» sul rinnovo delle sanzioni economiche in scadenza il 31 dicembre. Lo riferiscono all’Ansa fonti diplomatiche a Bruxelles. Il rinnovo di sei mesi era previsto come «punto A», ovvero senza discussione, nella riunione di oggi dei rappresentanti permanenti dei 28 (Coreper). Secondo le stesse fonti, l'Italia non ha approvato la proposta di rinnovo «automatico» per sei mesi chiedendo alla presidenza di turno lussemburghese che il tema fosse affrontato con un dibattito tra i 28 ambasciatori. La presidenza ha quindi tolto il tema dall'ordine del giorno riservandosi di valutare se riproporlo in una nuova riunione del Coreper, al Consiglio esteri in programma lunedì prossimo o al vertice dei capi di Stato e di Governo che si terrà giovedì e venerdì della prossima settimana (17-18 dicembre).

Le sanzioni europee alla Russia sono state adottate gradualmente a partire dal marzo 2014 dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca e l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines per opera di ribelli filo-russi. L’ultimo rinnovo di sei mesi risale al giugno di quest’anno.
Le sanzioni limitano l'accesso ai mercati dei capitali europei da parte dei cinque maggiori enti finanziari russi di proprietà dello Stato e delle loro filiali, nonché di tre grandi società russe attive nel settore energetico e di tre operanti in quello della difesa; impongono un divieto di esportazione e di importazione di armi; stabiliscono un divieto di esportazione per i beni a duplice uso per impiego militare o per utilizzatori finali militari in Russia;
limitano l'accesso russo a determinati servizi e tecnologie sensibili che possono essere utilizzati per la produzione e la prospezione del petrolio. Sospese anche le nuove operazioni di finanziamento in Russia da parte di Bei e Bers.

Con la firma dell'accordo di Minsk all'inizio di quest'anno, la decisione europea di mettere fine alle sanzioni economiche è stata vincolata dai leader Ue alla «piena attuazione» delle condizioni fissate in quella occasione: il cessate il fuoco innanzitutto, ma anche le riforme istituzionali in Ucraina. I paesi europei ritengono che questo non sia ancora il caso e sono quindi orientati a rinnovarle per altri sei mesi, ma con l'entrata in campo della Russia nella guerra in Siria le relazioni con Mosca si sono complicate e, anche se a Bruxelles non si vogliono mescolare le questioni, si preferisce che la decisione sul rinnovo sia politica e non automatica.

L’impatto delle sanzioni economiche si è fatto sentire sull’economia russa, con una contrazione del Pil superiore al 4% nel secondo e terzo trimestre di quest’anno, ma ha colpito anche le esportazioni europee: nei primi otto mesi del 2015 l’export italiano verso la Russia è crollato in valore del 29 per cento, fermandosi a 4,5 miliardi di euro dai 6,4 miliardi dello stesso periodo del 2014.
Le sanzioni europee hanno portato a sua volta la Russia a decidere a partire dal 6 agosto 2014 il divieto all'ingresso di una lista di prodotti agroalimentari che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi della Ue, dagli Usa, ma anche da Australia, Canada e Norvegia. Una decisione che ha colpito pesantemente l’export europeo del settore.

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