PECHINO - Chi scrive non si meraviglia affatto della situazione. Non è la prima volta che calano le ombre sulla figura di Guo Guangchang, il ceo di Fosun di cui si sono perse le tracce da oltre un giorno. Il primo a dare la notizia è stato il settimanale Caixin, molto attento a questo tipo di problemi. Fosun è la classica società modello del settore privato cinese, una caduta del suo numero uno è un po' un velo che cade sugli occhi di chi pensa che oltre agli elefanti del settore pubblico ci sia anche dell'altro. Poi il Blog del South China Morning Post e l'agenzia Bloomberg. Tutti a chiedersi che fine ha fatto Guo Guangchang?
Qualche mese fa il titolo crollò in Borsa sulla scia di voci che volevano Guo arrestato dalla polizia a Shanghai per questioni legate ai suoi affari. Probabilmente corruzione, ma la cosa finì lì e la società continuò a macinare profitti e lanciarsi in merger & acquisition a raffica.
Ma a differenza degli altri soci - Fosun è stata infatti fondata da quattro compagni di corso della Fudan university - Guo era quello che ha sempre messo la faccia in tutti i sensi, quando c'era da spiegare una nuova acquisizione, una mossa strategica, battere in volata i concorrenti della cordata italiana sul Club Med e così via.
Spaccone, decisamente aperto per essere un cinese che si è fatto, come altre migliaia, da solo. Adesso che non si sa nulla di lui, che i titoli dell'impero Fosun sono in freezer, al riparo dalla speculazione borsistica, appare evidente che qualsiasi cosa sia successa è legata anche al fatto di essere una persona atipica. Guo troneggiava in un'intera pagina di Financial Times, a spiegare vita morte e miracoli della sua vicenda personale. L'apparizione a Milano, in occasione della festa per l'acquisizione del palazzo in piazza Cordusio è ancora negli occhi dei partecipanti. La sua parabola è da tenere a mente per capire certe dinamiche della Cina che si apre al capitalismo.
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