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Clima, rush finale per un accordo. Francia e Cina ci credono

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CONFERENZA DI PARIGI

Clima, rush finale per un accordo. Francia e Cina ci credono

Epa
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Volata finale per cercare un’intesa sul clima a Parigi. La Cina è «piuttosto fiduciosa» in un accordo sabato: lo ha dichiarato Liu Zhenmin, capodelegazione cinese alla Conferenza Internazionale in corso a Le Bourget. «Siamo piuttosto fiduciosi nel fatto che unendo i nostri sforzi, di qui a domani si possa raggiungere un accordo» ha spiegato Liu in conferenza stampa. «La questione della differenziazione è al centro delle nostre preoccupazioni: vorremmo che la responsabilità comune ma differenziata (fra Paesi sviluppati e in via di sviluppo) fosse chiaramente enunciata negli accordi» ha concluso il diplomatico, auspicando che sulla questione i Paesi sviluppati mostrino «flessibilità».

Il principio della differenziazione non è in discussione ma secondo alcuni Paesi industrializzati non è lecito tracciare un solco così netto dal momento che due fra i Paesi emergenti, Cina e India, sono attualmente il primo e il quarto inquinatore globale. La conferenza di Parigi doveva terminare venerdì ma a causa di disaccordi è stato deciso di prorogare di un giorno la chiusura, un copione già visto nei precedenti summit dedicati al clima.

Ottimismo anche da parte del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius. «Tutte le condizioni», ha detto, sono mature per raggiungere un accordo «universale e ambizioso» per frenare il riscaldamento globale. Fabius ha invitato i ministri di oltre 190 Paesi riuniti a Parigi ad assumersi le proprie «responsabilità« e andare avanti in uno «spirito di compromesso» su un testo che sta subendo le ultime limature. in vista della presentazione della bozza finale domani mattina per poi approvarla nel pomeriggio.

Tra i punti contesi, oltre alla differenziazione tra Paesi industrializzati ed emergenti, c’è sempre il limite da fissare all’aumento della temperatura del pianeta rispetto ai livelli pre-industriali, se cioè di 2 gradi, 1,5 gradi o «ben al di sotto di 2 gradi». Il punto più controverso è però quello dei fondi che i Paesi avanzati si impegneranno a stanziare per compensare i Paesi poveri dagli effetti dei cambiamenti climatici e per aiutare i loro sforzi a tagliare le emissioni di gas serra. Un nodo, quello dei finanziamenti Nord-Sud del mondo, che ha bloccato anche i precedenti accordi sul clima.

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