Mondo

Visco: impegno massimo, fatto il meglio

  • Abbonati
  • Accedi
Europa

Visco: impegno massimo, fatto il meglio

  • –Rossella Bocciarelli

roma

Le questioni legate al dissesto delle banche «le consideriamo con un impegno che è massimo, facendo il meglio ed essendo sicuri di aver fatto il meglio».

Da Trieste, dov’è andato a ricevere la laurea in statistica honoris causa, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, si limita a sottolineare che la Banca centrale italiana ha agito nel migliore dei modi possibili, nelle condizioni date. E su questo, aggiunge «si riferirà in tutte le sedi a ciò deputate, con tutta la dovizia di particolari necessaria».

Tutti gli uomini di Visco, del resto, da Salvatore Rossi a Fabio Panetta a Carmelo Barbagallo, non si stancano di spiegare il tipo di compiti che Bankitalia si è sobbarcata in questi anni: il mondo ha sperimentato la più grave recessione della sua storia e da questa recessione grazie anche alla Vigilanza, com'è stato riconosciuto ad esempio dal Fondo monetario internazionale, il sistema bancario italiano è uscito sopportando costi minimi, rispetto a quello che è avvenuto in Germania, Francia, Olanda e Spagna.

La Banca centrale italiana ha sostenuto a livello europeo una lunga discussione mentre la nuova normativa sul burden sharing e quella sul bail- in erano ancora in gestazione. Via Nazionale a quell’epoca aveva messo in evidenza tutti i possibili rischi legali insiti nell’inserimento delle obbligazioni subordinate in essere tra i titoli riguardati dalle nuove norme sul salvataggio interno: le nuove leggi avrebbero potuto essere considerate retroattive.

Quando poi la normativa europea è stata approvata, Bankitalia ha richiamato immediatamente l’attenzione sulla necessità di vietare la vendita delle obbligazioni subordinate alla clientela retail, perché in Italia finora era prevalente una cultura finanziaria secondo la quale con lo strumento obbligazionario c’è sempre certezza del valore.

Così, alla scorsa assemblea annuale dell’Abi, l’8 luglio scorso, Ignazio Visco era stato netto: «Nel collocare propri titoli, le banche dovranno applicare la disciplina a tutela degli investitori con cura particolare, perché i sottoscrittori potrebbero essere chiamati a sostenere i costi della risoluzione. Andranno fornite alla clientela informazioni esaustive sulle caratteristiche dei diversi strumenti. Quelli più rischiosi dovrebbero essere esplicitamente riservati a investitori istituzionali».

Ma sulle nuove regole in tema di aiuti di Stato alle banche e in particolare sui problemi connessi all’applicazione del principio della condivisione degli oneri (burden sharing)il segnale di allerta della Banca centrale era arrivato sin dall’autunno del 2013, subito dopo l’approvazione, avvenuta il 1° agosto, delle nuove regole della Commissione europea su questa materia.

Nel rapporto sulla stabilità finanziaria si ricordava infatti che, in base alla nuova normativa europea, qualora la banca non sia in grado di rafforzare in via autonoma il proprio capitale, l’applicazione del burden sharing richiede, come precondizione all’accesso agli aiuti di Stato, la conversione in azioni o la riduzione di valore degli strumenti subordinati.

Nel testo, Bankitalia sottolineava in primo luogo l’esigenza di rispettare sempre e comunque i diritti dei creditori attribuiti a questi ultimi dalle convenzioni internazionali, senza pregiudicare la certezza del diritto. E poi chiariva che a settembre del 2013 l’ammontare delle obbligazioni subordinate emesse da banche con sede in Italia era pari a 61 miliardi di euro di cui ben 35 miliardi detenuti da famiglie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA