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Così la Grecia ha salvato i conti correnti delle piccole e medie imprese

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Così la Grecia ha salvato i conti correnti delle piccole e medie imprese

Atene sta portando a buon fine la terza ricapitalizzazione delle sue quattro maggiori banche, nonostante il solito ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble avesse cercato di ritardare l'operazione per portarla a gennaio e così far scattare la tagliola del bail in, meno costosa per i creditori europei e più pesante per i creditori delle banche salvate.
Le quattro banche greche sono ancora sottoposte ai controlli di capitale. Per rimetterle in sesto alla fine dovrebbero, secondo indiscrezioni, servire 15 miliardi di euro di cui 5-6 miliardi messi sul piatto da investitori privati e altri 3 miliardi ricavati dalla trasformazione di bond in azioni. Le quattro banche non hanno esitato a scambiare bond in azioni per ricapitalizzarsi. Tutto questo dovrebbe lasciare l'intervento pubblico sui 7-8 miliardi di euro, una dimensione, abbastanza contenuta rispetto alle stime iniziali. Il ministro delle Finanze greco Euclid Tsakalotos ha detto che anche la Bers, la banca per la ricostruzione e lo sviluppo dei paesi ex comunisti, parteciperà all'operazione.

I privati sono intervenuti per sopperire alle necessità del cosiddetto “baseline” scenario descritto dalla Bce, mentre per lo scenario “avverso” dovrebbe intervenire il fondo pubblico ellenico HFSF che acquisterebbe azioni e obbligazioni Cocos emesse dalle banche greche e pieni diritti di voto.
Gli analisti si sono mostrati ottimisti circa la possibilità che il settore del credito greco, nonostante i controlli di capitale e il peso dei “non performing loans” (pari al 33,8% del totale, e le sofferenze dei crediti al consumo che toccano il 49,5% del totale), possa recuperare il terreno perduto.
Lo scoglio che i creditori hanno evitato è l'applicazione del bail-in, la direttiva che la Grecia ha già recepito e che prevede dal 1° gennaio prossimo in tutta Europa, in caso di salvataggi bancari con soldi pubblici, che per l'8% delle passività siano chiamati in causa prima gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati, i creditori senior e anche i depositanti non garantiti sopra i 100mila euro.
Poiché un haircut (un taglio) dei depositi non garantiti avrebbe colpito non i conti degli oligarchi russi, come avvenne nel 2013 a Cipro, ma le Pmi greche che usano quei soldi (si parla di 20 miliardi di euro) per pagare stipendi e fornitori, si è evitata questa via. Una decisione saggia perché altrimenti sarebbe stato spazzato via ciò che resta dell'economia greca.

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