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Paletti Ue per evitare gli aiuti di Stato

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Paletti Ue per evitare gli aiuti di Stato

  • –Beda Romano

BRUXELLES

La partita tutta relativa al salvataggio di quattro istituti di credito che il governo italiano sta cercando di chiudere entro la fine dell'anno continua a essere seguita passo passo dalla Commissione europea. A Bruxelles, il timore è che Roma possa in un modo o nell'altro incorrere nella violazione delle regole comunitarie sugli aiuti di Stato. Qualsiasi intervento pubblico, diretto o indiretto, in aiuto agli obbligazionisti che hanno subito perdite deve essere un mero anticipo di liquidità.

Il salvataggio di quattro banche locali ha provocato perdite importanti per alcuni detentori di obbligazioni subordinate. Il governo ha deciso di trovare un modo per risarcirli. Dopo lunghi tira-e-molla, è stato deciso di permettere a questi obbligazionisti di ricorrere a una corte arbitrale che valuterà, nel caso, se ci sia stato raggiro. Il ministero dell’Economia ha quindi preparato un piano che prevede come fonte del risarcimento il Fondo interbancario di tutela dei depositi.

Già in passato il Tesoro aveva prospettato l'uso di questo fondo per salvare Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti. Criticata dalla Commissione perché illegittimo aiuto di Stato, questa ipotesi è stata esclusa. Nel fine settimana, un esponente del Tesoro ha spiegato che l’utilizzo dello stesso fondo per il rimborso degli obbligazionisti ha origini diverse, e «risponde a finalità riparatorie eccezionali».

Anche in questo caso, però, vi sono paletti comunitari da rispettare. In una lettera inviata il 19 novembre al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager e il commissario ai servizi finanziari Jonathan Hill hanno precisato che il fondo bancario può essere usato nel caso di crisi creditizia. Dalla missiva emerge, però, che il suo uso sarebbe rispettoso delle regole sugli aiuti di Stato solo se il denaro è usato «in un intervento puramente privato».

Nella loro lettera, fatta trapelare ieri qui a Bruxelles, i commissari hanno ricordato a Roma che la più recente comunicazione bancaria dell’esecutivo comunitario, risalente al 2013, considera l’uso del Fondo alla stregua di un illegittimo aiuto di Stato, salvo se l’iniziativa di utilizzare il denaro è privata. In questo senso, è necessario che sia toccata con mano la volontarietà delle singole banche azioniste dello stesso Fondo a partecipare all’operazione. Così è avvenuto nel recente salvataggio di Banca Romagna.

Un’altra possibilità è che lo Stato anticipi il denaro per rimborsare i creditori subordinati, prendendo i soldi dal proprio bilancio o pescando dallo stesso Fondo interbancario. Nei due casi, le banche coinvolte devono restituire i soldi anticipati, come ha ribadito ieri il portavoce della Commissione Ricardo Cardoso (si veda Il Sole 24 Ore del 12 dicembre). Se invece l’uso del Fondo è una scelta privata delle banche, il rimborso da parte degli istituti di credito in crisi non è necessario.

Da settimane ormai Roma e Bruxelles stanno cercando di trovare una soluzione sul modo in cui affrontare la crisi di queste quattro banche regionali. Prima hanno negoziato alacremente il modo in cui salvare gli istituti di credito. Oggi il nodo del contendere è il risarcimento da offrire agli obbligazionisti subordinati che più hanno sofferto del salvataggio creditizio. Gli investitori coinvolti sono più o meno 10.500 che hanno subito perdite totali di circa 340 milioni di euro.

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