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Quinto dibattito repubblicano, i candidati promettono la linea dura su sicurezza e terrorismo

New York - Sicurezza, terrorismo, Siria, Stato Islamico. E i propri rivali interni da battere, se possibile sonoramente a due mesi dall'inizio delle primarie. Il quinto dibattito tra gli aspiranti repubblicani alla Casa Bianca nel 2016 si e' dipanato tra poche sorprese ma e' stato vivacizzato da una buona dose di promesse bellicose, di improperi e anche da qualche clamorosa gaffe.
Tutti hanno promesso che la loro America sara' migliore, piu' forte e piu' sicura di quella di Barack Obama e che sapranno sconfiggere una volta per tutte Isis. Ai due estremi dei sondaggi, il frontrunner Donald Trump non ha brillato, ma non e' mai stata l'alta politica a guidare la sua popolarita', piuttosto le basse battute e proposte.

Mentre Jeb Bush, incapace di mostrarsi all'altezza del ruolo di favorito dell'establishment, ha provato ancora una volta a farsi sentire senza grande successo. “Non puoi conquistare la presidenza a colpi di insulti” ha detto rivolto a Trump, che ha definito come il “candidato del caos” per idee quali il divieto a far entrare qualunque musulmano nel Paese. Trump se l'e' cavata semplicemente ribattendo: “Non crede davvero a cio' che dice, e' solo disperato per la sua campagna fallita”. Poi ha ricordato a Bush che e' ormai quasi estromesso dal podio dei candidati seri: “E' un duro, con quel suo 3%.
Il dottor Ben Carson, l'ex chirurgo un tempo caro agli ultra-conservatori e adesso in caduta libera nei sondaggi per l'inconsistenza politica, ha provato a consolidare le sue debolissime credenziali in politica estera affermando che “ammorbidirebbe” Isis con interventi armati e ha diagnosticato per l'America una fobia da superare contro l'invio di truppe sul campo

Il senatore texano Ted Cruz, al contrario in rapida ascesa sulle ali dell'elettorato religioso che ha abbandonato Carson, ha definito la propria strategia come “America first”, gli interessi americani prima di tutto, aggiungendo che cacciare Assad dalla Siria non e' tra questi. Un altro popolare aspirante, Marco Rubio, ha duellato con Cruz rimproverandogli dia aver votato per la fine delle intercettazioni di massa della Nsa.
E' stato pero' Chris Christie a dare sfogo all'aggressione verbale piu' eclatante del dibattito, organizzata dalla Cnn a Las Vegas. Un'aggressione nei confronti del presidente uscente democratico Obama: l'ha definito “feckless weakling”, un patetico smidollato.

Queste parole dal chiacchierato governatore del New Jersey, che si vanta d'una carriera da procuratore ma che per schiacciare gli oppositori locali non ha disdegnato la chiusura illegale di ponti e strade nelle loro citta', fatto che gli e' stato ricordato da un altro rivale, il senatore Rand Paul. A Christie e' spettata ieri anche la gaffe della serata: ha promesso che si siedera' faccia a faccia con re Hussein di Giordania per riparare le relazioni bilaterali. Peccato gli sia sfuggito un dettaglio: re Hussein e' ormai scomparso dal lontano 1999.

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