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Turismo e sharing economy, tutti i numeri (e i problemi)

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PARLAMENTO EUROPEO

Turismo e sharing economy, tutti i numeri (e i problemi)

Chiedere un'auto in prestito a un amico o trovare ospitalità da chi ha una stanza in più ha fatto nel corso del tempo parte delle esperienze di molti viaggiatori ma da qualche anno questa forma di ospitalità si è trasformata in business. Grazie all'uso massiccio delle tecnologie lo scambio tra perfetti sconosciuti è diventato sharing economy e si è affermato con grande successo proprio nel settore turistico. Queste nuove forme di scambio hanno comportato però anche qualche problema rispetto all'economia convenzionale.

È quanto emerge da un'analisi del Parlamento Europeo . Airbnb e Uber hanno “disturbato” il mercato alloggiativo, o creato concorrenza “sleale”, ai trasporti turistici locali e ai taxi in particolare, secondo lo studio. Si calcola che a New York, tra metà del 2012 e metà 2013, gli albergatori abbiano perso un milione di clienti che hanno preferito rivolgersi ad Airbnb. Opportunità di affitti brevi inciderebbero negativamente sugli affitti di lungo termine.

Molte piattaforme di sharing economy iniziano come no profit, per motivi idealistici, per poi spostarsi verso modelli di profitto peer to peer come CouchSurfing, una maniera di alloggiare gratuitamente fondata sul principio di ospitalità. Il successo della sharing economy si può riassumere in queste linee guida: l'innovazione tecnologica tramite networking, app e piattaforme su gli smartphone, motivazione di colleghi ed amici , incentivo economico con un costo marginale quasi a zero, rispetto dell'ambiente.

Questo mercato è cresciuto rapidamente raggiungendo nel 2013 un valore di circa 26 miliardi di dollari, ma nel complesso dell'economia globale rappresenta solo lo 0,035 %. Le imprese con maggior fatturato sono legate al turismo, settore nel quale la sharing economy rappresenta l'1% del valore. All'inizio del 2015 esistevano già 500 piattaforme, l'11% delle quali riguardava i viaggi e gli alloggi, il 50% il trasporto e il 39% il tempo libero. La crescita compulsiva è spesso accompagnata dall'elusione delle regole e dalla deregulation delle licenze. Al turista, e in generale al cliente, si stenta a rilasciare regolari fatture e i sistemi di controllo a fronte di un fenomeno cresciuto con tale rapidità, sono ancora inadeguati. Un fallimento nella collaborazione con i governi locali potrebbe comprometterne il futuro. Il crescente potere delle maggiori piattaforme riduce d'altra parte, la possibilità di competere ad altri stakeholder all'interno della sharing economy. Esempi di piattaforme nel settore turistico per alloggi, camere e appartamenti , possono essere Tripping, Arirbnb, Homeaway, Housetrip, mentre si sono affermati per i trasporti Uber e Blablacar.

Couchsurfing ha coinvolto 3 milioni di persone nel mondo, Bikesharing 2.2 milioni di bici al mese nel 2011, Carsharing 3.3 miliardi nel 2013, Airbnb 25 milioni di ospiti nel 2014. Ancora non esiste una normativa Ue in materia di sharing economy e anche la ricerca a supporto di una politica comune a riguardo è quasi inesistente. La sharing economy rappresenta ancora l'1% dell'economia formale, in molti casi rappresenta di fatto lo step iniziale per approdare poi ad un economia convenzionale quando non finisce per sostituirla in alcune sue parti, secondo l'analisi.

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