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Xi difende la «cybersovranità» cinese

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Asia e Oceania

Xi difende la «cybersovranità» cinese

  • –Rita Fatiguso

PECHINO

Dalla politica estera alla realtà virtuale, il principio di non interferenza da ieri ha fatto un salto di qualità grazie alla linea espressa dal presidente cinese Xi Jinping nell’intervento con il quale ha aperto il secondo World Internet Forum di Wuzhen, città d’acqua medievale a due ore di macchina da Shanghai.

Intervento molto atteso, specie da quando, un anno fa, Xi Jinping è diventato capo di un nuovo ente votato alla cybersecurity: in una Wuzhen surreale, senza turisti – l’anno scorso l’hanno visitata 6 milioni e mezzo di persone - blindatissima a causa dei tanti vip presenti, Xi ha messo le cose in chiaro, nessuno ha il diritto di mettere il naso negli affari web di un altro Stato, il cyberspazio deve diventare, piuttosto, un luogo di collaborazione nella lotta al terrorismo e nella difesa dagli attacchi informatici.

Tono deciso e rilassato al tempo stesso, il presidente ha affrontato temi spinosissimi al cospetto, tra gli altri, del premier russo Dmitrij Medvedev, di big dell’Internet elite come Jack Ma di Alibaba e Robin Li di Baidu, di manager di aziende del rango di LinkedIn, Apple, ma anche di Google e Facebook (per quest’ultima, timidamente, si sta forse riaprendo uno spiraglio di ritorno nel mercato cinese). C’erano anche i rappresentanti della nomenklatura più attenta al tema, da Liu Yunshan dello Standing committee a Xu Shiaoshi della Ndrc al viceministro del commercio Zhongshan.

Negli ultimi mesi la guerriglia tra Cina e Usa ha avuto per oggetto proprio accuse reciproche di attacchi informatici alle aziende, e alla fine di un negoziato strisciante tra Xi e Obama è scaturito l’impegno pure reciproco a tenere sotto controllo il problema. La tensione era salita alle stelle ripetutamente e di questo si è parlato in un momento dedicato al tema della cybersecurity.

Comunque Wuzhen è ormai un evento che di per sé fa pensare che non si può più fare a meno della Cina quando si parla di internet, basta considerare i suoi 650 milioni di utenti, a un settore delle telecomunicazioni che vale 433 miliardi di euro, 2.900 miliardi di renminbi, e che cresce del 7% all’anno. Di più, la Cina con la New Silk Road vorrebbe creare anche delle vere e proprie autostrade telematiche che colleghino Asia e Europa. Una simile apertura al mondo affrontata in un seminario in due tappe ha innescato inevitabilmente la necessità di trovare regole comuni.

Luigi Gambardella, presidente di China-Eu, unico italiano presente a Wuzhen tra le istituzioni invitate, è molto chiaro: «Nel 2012, l’anno più recente per il quale la Commissione europea ha pubblicato dati comparativi, la Cina era al 13% a livello mondiale, dopo Usa(32%) e Ue (23%), il valore europeo ha superato i 516 miliardi di euro (3.500 miliardi di renminbi) nel 2012. La Cina ha ancora enormi margini, è forte nella produzione con oltre il 50% del totale, ma deve lasciare spazio alla Ue che domina, invece, nel settore dei servizi innovativi e delle applicazioni internet che insieme contribuiscono per oltre il 55% del settore regionale».

In sintesi: la Ue è un importante polo tecnologico e può fornire un contributo fondamentale per la crescita di nuovi mercati delle tlc in Cina, se però si concludono accordi di cooperazione adeguati anche nei settori più tradizionali. Le due aree del mondo devono trovare il modo di integrarsi in modo ragionevole e vincente per entrambe senza sovrapposizioni. Aggiunge Gambardella: «L’Europa sta completando il suo mercato unico digitale, il cui scopo principale è la normativa nazionale di armonizzazione, in caso di successo, l’Europa diventerebbe un mercato unico di 500 milioni di utenti internet, fornendo scala e risorse alle imprese Ue per crescere e attirare investimenti».

Una svolta è stato l’accordo raggiunto di recente sulle sinergie di sviluppo 5G. La creazione di un mercato unico europeo per l’economia digitale renderebbe l’Europa ancora più attraente. Intanto, se lo vorrà, bisognerà aiutare la Cina a trovare regole comuni. Una vera New Silk Road porterebbe a quasi due miliardi di utenti finali. E non è un elemento secondario.

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