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Siria, road map Onu per metter fine alla guerra

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MEDIO ORIENTE

Siria, road map Onu per metter fine alla guerra

NEW YORK - Barack Obama ha promesso nuovi passi avanti contro il terrorismo. E Stati Uniti, Russia e le altre grandi potenze hanno accantonato le polemiche e raggiunto in serata all’unanimità l'accordo su una bozza di risoluzione dell'Onu per la crisi siriana che avvii negoziati sulla transizione politica a Damasco e aiuti così anche la lotta contro l'estremismo islamico di Isis. Nel testo però non viene menzionato il punto chiave: il destino del presidente Bashar al Assad. «Rimangono nette differenze sul suo futuro», ha ammesso il segretario di Stato americano John Kerry.

Il testo di quattro pagine - che si propone di porre fine a cinque armi di guerra civile in Siria e con trattative da gennaio - è stato finalizzato durante un'intera giornata di lavori dalle 17 nazioni parte dell'International Syria Support Group al Palace Hotel di New York. Una tregua scatterà «non appena rappresentanti del governo siriano e dell'opposizione abbiano avviato passi iniziali verso una transizione politica sotto gli auspici dell'Onu«. E «richiede a tutte le parti un'immediata cessazione di ogni attacco contro civili», affermando che «il popolo siriano deciderà il futuro della Siria». Il ministro italiano degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, a New York per gli incontri, ha lodato lo «straordinario sforzo diplomatico da parte di Usa e Russia».

Progressi contro Isis, assieme a miglioramenti dell'economia americana e della cooperazione globale, sono stati al centro della conferenza stampa di fine anno di Barack Obama. Il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti ha sfidato un altro tabù: non intende diventare una “lame duck”, l'anatra zoppa e impacciata nella quale è costume si trasformino gli inquilini della Casa Bianca nell'ultimo anno al potere. La sua influenza sarà ridotta ma, ha affermato, le sue prerogative presidenziali gli permetteranno di agire, dove necessario con provvedimenti esecutivi se il Congresso non coopererà: dal controllo sulla diffusione delle armi al cambiamento climatico, dall'applicazione dell'intesa nucleare con l'Iran ai progressi nei rapporti ristabiliti con Cuba.

In un segno incoraggiante Obama ha ringraziato il Congresso per l'approvazione nelle ultime ore di un budget annuale da 1.150 miliardi di dollari con sgravi e incentivi per imprese e redditi più bassi e che ha evitato un'imminente chiusura del governo per esaurimento dei fondi. Il budget ha anche dato via libera, con anni di ritardo, alle riforme della governance e delle quote del Fondo Monetario Internazionale, salutata dal managing director del Fondo Christine Lagarde come “un cruciale passo per rafforzare l'Fmi nel sostegno della stabilità finanziaria globale”.
Ma il presidente ha rilanciato. «Abbiamo molti obiettivi ancora da raggiungere - ha detto - Dobbiamo fare di più per il lavoro e la crescita. E sulla sicurezza, dove gli Stati Uniti guidano una colazione che sta colpendo ISIS più duramente che mai. La strage di San Bernardino ci insegna inoltre che dobbiamo tutti essere vigili per proteggere il Paese». Il presidente, in Parlamento, si batterà per almeno alcune vittorie di politica estera e interna: la ratifica dell'accordo commerciale del Pacifico. Poi una riforma del sistema giudiziario e delle eccessive incarcerazioni. Infine il rispetto di un impegno a lungo rinviato: la chiusura del centro di detenzione militare di Guantanamo, che, ha accusato, rimane «uno strumento di reclutamento per i jihadisti».

La conferenza stampa ha anticipato il suo ultimo Discorso sullo Stato dell'Unione, che avrà luogo il 12 gennaio per evitare che coincida con le primarie per le presidenziali di febbraio (alle elezioni ha previsto la vittoria di un democratico). Il tramonto della presidenza di Obama, al di là dei suoi progetti, non ha il lusso della passività. E' sotto assedio: l'economia cresce, ma le difficoltà dei ceti medi continuano, e la Federal Reserve ha avviato una stretta di politica monetaria che aumenta le responsabilità della politica fiscale per la ripresa. La strage di Parigi oltre che di San Bernardino, dove ieri notte Obama ha fatto tappa per visitare i parenti delle vittime prima delle sue vacanze alle Hawaii, hanno messo in tragica evidenza l'inedita lotta il terrorismo dove Obama è accusato di inadeguata aggressività. L'espressione “lame duck”, leggenda vuole, ha origine nella finanza della Londra settecentesca: il comportamento goffo di chi non poteva saldare debiti e andava al fallimento. Obama vorrebbe consegnarla alla storia, tenendo fede a promesse che giudica difficili ma necessarie. Non sarà facile.

Se sul fronte diplomatico qualcosa comincia a muoversi, anche su quello militare ci sono sviluppi. La Nato infatti ha dato il via libera oggi all'invio di aerei radar, caccia e navi nel Mediterraneo orientale per incrementare la difesa della Turchia «in considerazione della situazione instabile della regione». In realtà la presenza di mezzi Nato dovrebbe servire a evitare nuovi incidenti come l’abbattimento del jet russo da parte degli aerei di Ankara.

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