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Due arresti in Belgio: sventato attentato a Capodanno. Ucciso in Siria…

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lotta al terrorismo

Due arresti in Belgio: sventato attentato a Capodanno. Ucciso in Siria uomo legato agli attacchi di Parigi

Doppio colpo al terrorismo di matrice fondamentalista. «Souleyman», al secolo Charaffe al Mouadan, ritenuto uno dei responsabili dell'Isis legato agli attacchi di Parigi, è stato ucciso durante un raid in Siria il 24 dicembre. Lo ha detto il colonnello Steve Warren, portavoce della coalizione anti-Isis in un briefing al Pentagono. E in Belgio due persone sono state arrestate nell’ambito di un’operazione antiterrorismo condotta dalle forze di Polizia. Lo riferisce l'ufficio del procuratore federale precisando che “stavano preparando attentati” per colpire luoghi di Bruxelles durante le feste di fine anno.

Gli attentati sventati a Bruxelles
Secondo indiscrezioni della stampa belga, l'obiettivo principale era il commissariato generale, che si trova a due passi dalla Grand Place di Bruxelles: l'informazione non è stata confermata, ma il livello di allerta è stato innalzato per i commissariati e per i militari in pattuglia sulle strade da 2 a 3 e così resterà per almeno la settimana prossima.

In tutto sono sei le persone fermate nel corso del blitz antiterrorismo: 4 di queste sono state rilasciate subito dopo l’interrogatorio. I due arrestati, secondo fonti della Polizia, «preparavano un attacco nel corso delle feste per la fine dell’anno». Nelle perquisizioni sono state trovate «uniformi di tipo militare» e «materiale di propaganda dell’Isis»: è possibile che le uniformi dovessero essere indossate da finti poliziotti per entrare nel commissariato. Secondo fonti della Procura, citate dai media del Belgio, è stata sventata una «seria minaccia». Tra domenica e lunedì sono state compiute perquisizioni nella regione di Bruxelles, nel Brabante Fiammingo e a Liegi. L’inchiesta, secondo quanto ha reso noto l’Ufficio del Procuratore federale, ha permesso di «portare alla luce gravi minacce di attacchi per colpire luoghi emblematici di Bruxelles e che sarebbero stati commessi durante le feste di fine anno».

Sempre lunedì sera, a Bruxelles, nel corso di controlli autostradali, la polizia ha aperto il fuoco su una vettura che non si è fermata a un posto di blocco: l’auto, una Opel, era stata immatricolata in Francia. Secondo la portavoce della Polizia l’uomo alla guida ha minacciato di travolgere gli agenti prima di fuggire in direzione opposta, verso un tunnel. Gli agenti hanno sparato alcuni colpi ed è cominciata la caccia a fuggiaschi. Bloccati da uno spartitraffico di cemento in mezzo alla strada, i due sono stati alla fine intercettati e portati in commissariato per essere interrogati.

Uccisi in Siria due leader legati alle stragi di Parigi
Dieci leader dell'Isis, alcuni dei quali collegati alle stragi del 13 novembre a Parigi, sono stati uccisi in raid aerei della coalizione a guida Usa. Tra le vittime c'è Charaffe al Mouadan, «direttamente» collegato alla mente degli attacchi nella capitale francese, Abdelhamid Abaaoud. Moudan è stato ucciso in un raid aereo sulla Siria il 24 dicembre e secondo il Pentagono stava progettando altri attacchi in in Occidente.
Altro leader ucciso è Abdul Qader Hakim, considerato dagli Usa uno dei membri del gruppo jihadista coinvolto negli attacchi al di fuori dell'Iraq e della Siria. Secondo Warren, anche Hakim era collegato agli attentati di Parigi. E' stato ucciso il 26 dicembre in un bombardamento su Mosul. Mouadan, 26 anni, è l'ultimo di 8 figli di genitori marocchini. Cresciuto a Bondy, sobborgo a nord-est di Parigi, fu arrestato nell'ottobre del 2012 mentre stava per partire con due amici per lo Yemen o per l'Afghanistan, passando per la Somalia. Era amico di uno dei kamikaze del Bataclan, Samy Amimour, e, in regime di libertà vigilata, era riuscito a raggiungere la Siria nell'agosto del 2013. Il colonnello Warren non ha specificato se ai raid in cui è rimasto ucciso Mouadan hanno partecipato anche caccia francesi.
Tra gli altri leader uccisi nei bombardamenti di dicembre di cui ha dato notizia il Pentagono c'è anche Siful Haq Sujen, un bengalese che studiò in Gran Bretagna e considerato uno degli hacker dell'Isis. Secondo il Pentagono, con la sua morte, «il gruppo jihadista ha perso un collegamento chiave tra i propri network».
«Stiamo colpendo la testa del serpente, anche se non lo abbiamo ancora spezzata, e può ancora mordere», ha commentato il portavoce del Pentagono.

Marocchino espulso, «far saltare Roma»
Infine, un marocchino è stato espulso oggi su provvedimento del ministro Alfano. Tra le sue convinzioni , secondo quanto emerso dalle indagini dei Ros, quella di «far esplodere la città di Roma», luogo «da dove deve iniziare l'Islam» per vendicare il mondo arabo per le iniziative della Ue e degli Usa nella lotta all'Isis.

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