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3/4 Gli anniversari del 2016 / 25 anni fa

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    Dall’alluvione di Firenze alla vittoria mondiale degli Azzurri: gli anniversari del 2016

    3/4 Gli anniversari del 2016 / 25 anni fa

    17 gennaio 1991 - Prima guerra del Golfo. Scaduto l'ultimatum contro Saddam Hussein di ritirarsi dal Kuwait, che il dittatore iracheno aveva invaso nell'agosto 1990, scatta l'operazione “Desert Storm” con gli Stati Uniti alla guida di una coalizione di 35 Stati, formatasi sotto l'egida dell'Onu e comandata dal generale americano Norman Schwarzkopf. La guerra comincia con il bombardamento notturno di Baghdad, trasmesso in diretta dalla tv satellitare Cnn. Il 20 gennaio un jet da combattimento italiano “Tornado” è abbattuto: i due piloti, il maggiore Gianmarco Bellini e il capitano Maurizio Cocciolone, si salvano con il paracadute e vengono arrestati dagli iracheni. Alla mezzanotte del 27 febbraio (ora americana Est) il presidente George Bush senior annuncia la liberazione del Kuwait e la fine della guerra. Il generale Schwarzkopf fa un primo bilancio delle perdite militari irachene: 29 divisioni annientate insieme con la Guardia nazionale orgoglio di Saddam, più di 100mila morti, un numero imprecisato di feriti e di prigionieri. Ma per decisione di Bush, che teme di trovarsi impantanato in un altro Vietnam, Baghdad non viene occupata e Saddam Hussein rimane al potere.

    7 marzo – Dall'Albania esodo in massa verso l'Italia. Nei porti pugliesi dall'inizio del mese sbarca una moltitudine di albanesi a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni di ogni tipo. Usciti dal duro regime comunista di Enver Hoxha, gli albanesi, guardando i nostri programmi televisivi che arrivano nelle loro case, vedono nell'Italia una “terra promessa”. Il 7 marzo il prefetto di Brindisi blocca al largo del porto due navi con altri 6.500 fuggiaschi, che secondo il governo non possono essere riconosciuti come rifugiati politici. Ma il blocco viene forzato: scoppiano risse e scontri con la polizia. In agosto, questa volta a Bari, arriva dall'Albania un'altra ondata di clandestini sulla nave mercantile Vlora partita da Durazzo. I migranti vengono trasferiti dalla banchina del porto allo stadio del calcio, dove per tre giorni si susseguono scontri e tentativi di fuga. Poi inizia il controesodo forzato verso l'Albania.

    25 giugno – In Jugoslavia esplode la guerra civile. La Jugoslavia federale, fondata dopo la fine della Seconda guerra mondiale dal maresciallo Tito, perde la Slovenia e la Croazia, che dichiarano l'indipendenza. Il governo di Belgrado, diretto dal serbo Slobodan Milosevic, rifiuta la secessione e manda i carri armati a Lubiana. L'esercito federale prende posizione schierandosi con la Serbia, la più forte delle repubbliche federate. In Slovenia gli scontri durano poche settimane, ma il conflitto si estende alla Croazia e si allargherà poi al resto della federazione, diventando via via più cruento. Ai primi di ottobre Dubrovnik è sottoposta a un bombardamento aereo-navale e terrestre, che ne danneggia i tesori d'arte. Vukovar, città simbolo della resistenza croata, cede ai serbi in novembre dopo duri combattimenti. La Comunità europea a metà dicembre annuncia che riconoscerà la Slovenia e la Croazia.

    19 agosto – A Mosca fallisce il colpo di Stato. Mikhail Gorbaciov, mentre è in vacanza con la famiglia in Crimea, viene esautorato e messo agli arresti dal vice presidente Ghennadi Janaev e da altri sette dirigenti comunisti che formano un Comitato di emergenza. I carri armati presidiano Mosca, ma Boris Eltsin – eletto in giugno presidente della Repubblica russa – denuncia «il colpo di Stato di destra, reazionario e incostituzionale» e chiama i cittadini alla disobbedienza civile e allo sciopero generale, prima di barricarsi all'interno del Parlamento russo. In Occidente si teme un bagno di sangue e crollano le Borse, ma l'esercito non interviene e il fronte dei golpisti si sgretola. Nella notte tre il 21 e il 22 agosto Gorbaciov rientra dalla Crimea, i membri del Comitato sono arrestati (uno di loro si uccide). Ma anche la stella di Gorbaciov comincia a declinare: a prendere in mano la situazione sarà Eltsin, l'uomo salito in piedi su un carro armato e simbolo della resistenza al colpo di Stato.

    30 ottobre – Conferenza di pace per il Medio Oriente. A Madrid, con la presenza di Bush senior e di Gorbaciov, israeliani e palestinesi siedono insieme per la prima volta a un tavolo di trattative sul processo di pace in Medio Oriente. La stretta di mano fra i capi delle due delegazioni è però soltanto un successo di facciata, perché Israele rifiuta di ritirarsi dai Territori occupati, come invece chiedono gli arabi.

    25 dicembre – Gorbaciov si dimette: fine dell'Urss. La sera di Natale Mikhail Gorbaciov annuncia in un breve e solenne discorso alla tv di Stato le sue dimissioni da presidente dell'Unione Sovietica. Pochi mesi prima aveva già lasciato l'incarico di segretario generale del Pcus: l'uomo della “perestrojka” (ristrutturazione economica) e della “glasnost” (trasparenza politica) è rimasto al potere poco meno di sette anni. Il colpo di Stato di agosto, anche se fallito, ha minato profondamente la sua leadership. La bandiera rossa con falce e martello viene ammainata dal più alto pennone del Cremlino e sostituita con la bandiera bianco-rosso-blu della Federazione russa, che ha rispolverato il tricolore zarista. La responsabilità delle armi nucleari passa per decreto al presidente della Russia Boris Eltsin. Il 26 dicembre si riunisce per l'ultima volta il Soviet supremo e ratifica lo scioglimento dell'Urss, fondata da Lenin il 30 dicembre 1922.

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