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La crisi Iran-Arabia minaccia il mercato del petrolio. E il barile…

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Prezzo mai così basso dal 2004

La crisi Iran-Arabia minaccia il mercato del petrolio. E il barile scende sotto i 35 dollari

La peggiore crisi diplomatica dagli anni 80 fra Arabia Saudita ed Iran per l’esecuzione dell’imam sciita Nimr al Nimr e l’implicita tensione settaria all’interno dell’Islam fra sunniti e sciiti è anche lo scontro fra due dei maggiori membri dell’Opec, l’organizzazione mondiale dei paesi produttori di petrolio.

La preoccupazione in questi giorni è che la rottura dei rapporti fra Riad e Teheran con annesse violenze e ripicche di vario tipo - l’attacco all’ambasciata saudita a Teheran, la cancellazione dei voli sauditi da e per l’Iran, la sospensione del pellegrinaggio alla Mecca e la solidarietà pro-Riad delle monarchie del Golfo - si ripercuota anche sul greggio.

L’altroieri alcuni analisti hanno ipotizzato un’impennata dei prezzi che in realtà non c’è stata, si assiste invece oggi a un nuovo ribasso sotto la pressione di dollaro forte, deboli dati cinesi e un eccesso di offerta voluto proprio dall’Arabia Saudita a partire dal novembre 2014. L’attesa è ora per i dati sulle scorte settimanali americane ma i mercati guardano con preoccupazione a una crisi che allontana la possibilità che l'Opec si accordi per una risalita pilotata dei prezzi.

Così oggi il petrolio scivola sotto la soglia dei 35 dollari. A Londra il greggio Wti del Texas segna un calo del 4,4% a 34,83 dollari il che annulla i rialzi dei giorni scorsi dovuti alle tensioni fra Iran e Arabia Saudita e ignorando il test atomico della Corea del Nord. Il Brent arretra dell'1,59% a 34,83 dollari e finisce ai minimi degli ultimi 11 anni, prezzo mai così basso dal 2004.

Chi sta soffrendo di più della situazione è il mercato saudita che crolla al livello mai raggiunto negli ultimi due anni e la causa è naturalmente il petrolio: la maggiore risorsa del Paese primo esportatore al mondo registra i livelli più bassi dal 2004. Un’economia che risente anche dell’esosa guerra in Yemen dove il regno saudita è impegnato a combattere i ribelli houti di fede sciita.Un esempio: Saudi Basic Industries, una delle più grosse industrie petrolchimiche al mondo, ha raggiunto il livello più basso dal settembre 2009. «Il mercato saudita è strettamente legato al prezzo del petrolio» dice Nayal Khan, capo reparto vendite del Saudi Fransi Capital. La tensione tra Iran e Arabia Saudita renderà «più difficile per i due paesi raggiungere un accordo che riduca le forniture».

In questo quadro ha buon gioco il ministro del petrolio iraniano Mehdi Asali a dichiarare all’agenzia Shana che l’impatto della crisi diplomatica fra i due Paesi e la sovrapproduzione decisa dall’Arabia è la «più grave minaccia» al mercato petrolifero «nel breve periodo». Asali sottolinea che le tensioni sono state acuite dall’attuale sovrapproduzione che ha portato a immettere nel mercato anche 2 milioni di barili al giorno e che l’Iran stesso si prepara ad intensificare la produzione di 500mila barili quando, nelle prossime settimane, è probabile che saranno rimosse le sanzioni. Si allontana dunque un accordo su un riequilibrio della produzione, bisognerà vedere quali delle due economie ne risentirà di più per tutto il 2016 perché stando così le cose le previsioni per la crescita e l’occupazione non sono affatto rosee.

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