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Obama chiede ai ceo di Silicon Valley di unirsi alla lotta all’Isis

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vertice contro il terrorismo

Obama chiede ai ceo di Silicon Valley di unirsi alla lotta all’Isis

Il rapporto fra il presidente Obama e la Silicon Valley è noto. Vanno così d’accordo che non solo si disse nel 2008 che l’elezione del primo presidente nero era anche il risultato di un sapiente uso dei social media. La relazione è sempre stata così felice che vi sono anche stati momenti di imbarazzo, il peggiore nell’estate 2013 quando scoppia lo scandalo della Nsa, l’agenzia di sicurezza nazionale che registra telefonate e raccoglie indiscriminatamente dati degli utenti su internet. Quelle informazioni che la stampa ebbe grazie a Edward Snowden, l’informatico della Nsa pentito poi fuggito in Russia, furono corredate dalla foto di una cena coi calici alzati dove si vedevano tutti i miliardari della Silicon Valley in compagnia del presidente, sullo sfondo il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Quella foto si trasformò nel simbolo del coinvolgimento delle maggiori aziende tech, californiane e non, nella sorveglianza di massa con scopi di sicurezza nazionale, programma segreto portato avanti dal governo americano.

Oggi vi sarà un’altra riunione, stavolta in California. La delegazione della Casa Bianca sarà guidata dal chief of staff di Obama, Denis McDonough ed è folta: il capo dell'Nsa Mike Rogers, il capo dell'intelligence Usa James Clapper, il capo dell'Fbi James Comey, l’Attorney General Loretta Linch, il consigliere del controterrorismo di Obama Lisa Monaco e il vice segretario di Stato Anthony J. Blinken.

L’atmosfera di convivialità si immagina più contenuta ma non vi sarà alcun motivo di scandalo. Perché l’amministrazione Obama chiederà agli amministratori delegati dell’hi-tech di unirsi alla lotta al terrorismo, in particolare di combattere il proselitismo e la diffusione di messaggi di violenza che l’Isis veicola ogni giorno attraverso tutti i maggiori canali online, da Facebook a Twitter, da Youtube ai siti di propaganda. L’incontro si dovrebbe tenere alle 11 di questa mattina (ora di Los Angeles, le 20 in Italia) in un edificio governativo di San Josè.

Pare inoltre che la Casa Bianca chiederà a queste aziende come anche ad Apple e Microsoft dei prestiti, l’amministrazione ha bisogno delle «menti più brillanti» per fermare l'Isis. Lo staff di Obama porrà una precisa domanda che si legge nella bozza di agenda pubblicata da Guardian e Washington Post: in quale modo si può usare la tecnologia «per distruggere i percorsi verso la radicalizzazione e la violenza» e «identificare gli schemi di reclutamento». Sintetizzata in una frase usata dallo stesso Obama un mese fa in tv, dopo il massacro di 14 persone a San Bernardino per mano di marito e moglie di origine pakistana che erano diventati seguaci del califfo al Baghdadi: «Si chiede ai tech leader di fare in modo che per i terroristi che usano la tecnologia sia più difficile sfuggire alla giustizia».

Altro strumento di contrasto che interessa alla Casa Bianca per cui chiede aiuto alla Silicon Valley è la pubblicazione di contenuti che minano o ridimensionano i messaggi online diffusi dallo Stato Islamico. Una contro-offensiva sul web che si rende necessaria perché nessun gruppo terroristico prima di Isis usa internet in modo così efficace fra video, social media, comunicazioni criptate attraverso cui diffondere i piani d’attacco in Europa e negli Stati Uniti. Un esempio recentemente offerto dai creativi digitali di San Francisco è Abdullah-X, un personaggio d’animazione pensato come un musulmano britannico che chiede ai gruppi estremisti i motivi della radicalizzazione, ha la barba i baffi e una lunga collana come un chierico islamico ma pone domande di segno opposto, dirette a metterne in discussione messaggio e obiettivi, è un esempio di tecnologia finanziata da Facebook e Google che tenta di contrastare l’efficacissima macchina di propaganda online del califfo talmente collaudata che pare non aver più bisogno delle moschee.


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