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Scoperto a Bruxelles il covo degli attentatori di Parigi

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Scoperto a Bruxelles il covo degli attentatori di Parigi

Parigi - Tutte le strade delle indagini sugli attacchi terroristici dello scorso 13 novembre a Parigi portano a (o partono da) Bruxelles, che si conferma il grande snodo dell’estremismo islamico in Europa. Dopo alcune indiscrezioni giornalistiche, gli inquirenti belgi hanno confermato ieri che in un appartamento di Schaerbeek, comune della cintura di Bruxelles perquisito lo scorso 10 dicembre, sono state trovate tracce dell’esplosivo (Tatp) utilizzato per confezionare le cinture indossate dai kamikaze dello Stato islamico, tre cinture pronte a essere imbottite e impronte digitali dell’uomo più ricercato del momento: Salah Abdeslam. Anche se ovviamente non è possibile capire se le impronte sono state lasciate prima o dopo gli attentati parigini.

Abdeslam, nato a Bruxelles 26 anni fa, è amico di lunga data (e complice in tanti reati di piccola delinquenza) di Abdelhamid Abaaoud, ucciso dagli agenti speciali nel raid il 18 dicembre a Saint-Denis e ritenuto l’organizzatore degli attacchi. A lui (e al fratello Brahim, che si è fatto saltare in aria nel dehors del bistrot Comptoir Voltaire), Abaaoud avrebbe affidato l’incarico di occuparsi della logistica della folle operazione criminale: affitto degli appartamenti utilizzati come covi e delle auto. Secondo le prime ricostruzioni della polizia, Abdeslam sarebbe stato inoltre alla guida dell’auto con il cosiddetto “commando delle terrasses”, quello che ha ammazzato una quarantina di persone che stavano mangiando e bevendo nei sei locali spazzati dai colpi dei kalashnikov nella zona di République (e avrebbe anche partecipato direttamente all’esecuzione di alcuni feriti).

Nella serata di quel maledetto venerdì 13 novembre, ha quindi chiamato due amici di Bruxelles (Attou Hamza e Mohammed Amri) peché venissero a prenderlo e portarlo in Belgio. Lungo la strada i tre sono stati anche fermati dalla polizia per un controllo di routine, ma l’allarme non era ancora scattato e quindi non sono stati trattenuti. Le sue tracce si perdono proprio in una strada di Schaerbeek – comune vicino all’altra roccaforte dell’Isis in Europa, Molenbeek-Saint-Jean – dove viene lasciato nel primo pomeriggio del giorno successivo, sabato 14.

A Parigi sarebbe stato intanto identificato da alcuni parenti l’uomo ucciso giovedì mattina davanti al commissariato della Goutte d’Or, dopo aver tentato di aggredire i poliziotti con una mannaia. Si tratterebbe di Tarek Belgacem, tunisino, come risulterebbe anche dal foglietto che gli è stato ritrovato addosso con la rivendicazione e il “nome di guerra” (Abu Jihad Tunsi). Le sue impronte digitali erano state registrate nel 2013 in seguito a un furto commesso a Sainte-Maxime, nel Sud della Francia. In quell’occasione l’uomo aveva dichiarato di chiamarsi Sallah Ali e di essere nato nel 1995 a Casablanca, in Marocco. Ma non aveva documenti con sé e la sua identità – ora rivelatasi falsa – non aveva potuto essere verificata.

Proseguono infine le polemiche politiche sulla delicata questione della decadenza della nazionalità francese per chi, in possesso di doppia nazionalità, si sia reso colpevole di reati di terrorismo. Misura che sarà nel progetto di legge che il Governo presenterà in Parlamento a febbraio. Il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, ha infatti ribadito di essere contraria al provvedimento e l’opposizione ne chiede a gran voce le dimissioni. Che quasi certamente non arriveranno.