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Merkel, passo indietro sui rifugiati: ridurremo notevolmente il…

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DOPO LE VIOLENZE DI COLONIA

Merkel, passo indietro sui rifugiati: ridurremo notevolmente il numero

La notte cupa di Capodanno costringe Angela Merkel a un passo indietro sui rifugiati. Le polemiche roventi, l’incubo della caccia all’immigrato scatenata dagli xenofobi, le violenze sulle donne crudamente contabilizzate nei rapporti resi pubblici dalla polizia di Colonia hanno infine convinto la tenace cancelliera al ripensamento.

«Dobbiamo ridurre notevolmente il numero di rifugiati quest’anno anche perché abbiamo la necessità di integrarli» ha dichiarato in serata durante un incontro a Magonza. Accantonato il mantra “possiamo farcela”, ripetuto in solitudine per settimane e mesi, indebolita dall’opposizione interna di una riluttante Cdu, Merkel ha ammesso che l’Europa è «vulnerabile» in questa crisi. «All’improvviso - ha detto - ci troviamo di fronte la sfida di tutti questi rifugiati che arrivano in Europa e, come vediamo, siamo vulnerabili perché non abbiamo ancora l’ordine e il controllo che vorremmo». Senza dimenticare, nei giorni in cui Schengen è in difficoltà, che «euro e libertà di movimento nella Ue sono direttamente connessi».

Destabilizzanti più di un attacco con i fucili automatici: le violenze contro le donne, a Colonia e in decine di città tedesche, probabilmente coordinate, sono riuscite a innescare il ripensamento a Berlino, fino all’ultimo baluardo delle porte aperte mentre mezza Europa erige muri e ripristina i controlli ai confini. I servizi di intelligence di un paese amico lo aspettavano il 31 dicembre a Monaco, alla stazione centrale, il raid terroristico. È stata un’altra Hauptbahnhof, quella davanti alle guglie della Cattedrale di Colonia, il teatro di eventi in grado di causare una destabilizzazione forse peggiore.  

Il governo di grande coalizione deve fare i conti con i primi episodi di caccia allo straniero. Domenica squadre di xenofobi si sono ritrovate in centro a Colonia attraverso il passa parola dei social media con il solo fine di inseguire gli immigrati. Preoccupate le parole del capo della polizia, Norbert Wagner: «Gli aggressori avevano come obiettivo di perseguire quanti sembravano non essere tedeschi. È un segnale allarmante che prendiamo molto sul serio». Alla fine della caccia dodici stranieri, pachistani, siriani, guineani sono stati feriti nei raid. Gruppi di hooligan hanno devastato lunedì sera il centro di Lipsia mentre era in corso una manifestazione anti-immigrati di Pegida alla quale hanno partecipato circa 2mila persone.

Lo shock prodotto nella società tedesca dalle violenze di San Silvestro non potrà non cambiare l’approccio alla crisi dei rifugiati. La Cdu ha buon gioco a sostenere ora, con Carsten Linnemann, che «se quest’anno entrerà un altro milione di persone, non potremo farcela».

Difficile tenere la situazione sotto controllo mentre arrivano le conferme ufficiali di quanto già emerso nei giorni scorsi. La polizia di Colonia ha messo nero su bianco le cifre della notte della vergogna: i primi indagati sono dieci richiedenti asilo e nove immigrati illegali. Nessuno dei sospettati è di cittadinanza tedesca, quattro sono in stato di fermo, accusati di furto. Le denunce, nella sola Colonia, sono state 516 di cui 237 per abusi sessuali.

Eppure le forze dell’ordine locali non ritengono allo stato delle indagini che gli attacchi siano stati «organizzati o guidati» al contrario di quanto hanno ipotizzato le autorità federali l’altro giorno. Nel rapporto la polizia raccoglie le testimonianze e mette in fila gli abusi sulle donne: circondate da gang che mentre le derubavano infilavano con la forza le mani sotto le gonne, nei pantaloni, sul seno, in mezzo alle gambe.

Molto dura la ricostruzione del ministro della Giustizia del Nordreno Westfalia, Ralf Jäger, che ha puntato il dito contro le inefficienze delle forze dell’ordine. Nel rapporto presentato lunedì al Parlamento di Dusseldorf il ministero racconta che i polizotti di Colonia, pur sopraffatti nei numeri (più di mille persone arabe o nordafricane), non hanno mai chiamato i rinforzi. Jäger ha criticato la polizia anche perché nei giorni successivi ai fatti non ha mai citato l’origine straniera degli aggressori, per una malintesa correttezza politica.

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