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Incognita banchieri centrali per i big asiatici

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Asia e Oceania

Incognita banchieri centrali per i big asiatici

  • –Gianluca Di Donfrancesco

Nei prossimi mesi, quattro banche centrali di Paesi che si affacciano sul Pacifico potrebbero cambiare i propri vertici, in una fase di profonda incertezza per le valute e i mercati della regione. Per Australia e Malesia il passaggio di consegne è scontato, mentre il presidente della Reserve bank of India terminerà il suo primo mandato a settembre senza certezze di riconferma. Sul governatore della Banca del popolo cinese, le voci di ritiro per raggiunti limiti d’età circolano da un po’.

La tempistica, secondo il settimanale statunitense Barron’s, non potrebbe essere peggiore: «L’Asia perderà alcuni dei suoi uomini di maggior talento», proprio quando è più richiesta una salda guida da parte delle authority monetarie. Anche a queste latitudini, l’inerzia della politica ha lasciato alle banche centrali la guida dell’economia.

Il caso Rajan

Sarebbe la perdita più significativa, quella di Raghuram Rajan, salito al timone della Reserve bank of India (Rbi)nel settembre del 2013, in mezzo a una tempesta valutaria che ha domato in pochi mesi. Buona parte del piccolo miracolo indiano, la sua resilienza tra gli emergenti, è dovuta alle politiche della Rbi, che ha saputo stabilizzare la rupia, rimpinguare le riserve valutarie, dimezzare l’inflazione e rassicurare gli investitori internazionali. Mentre le promesse di modernizzazione del premier Narendra Modi restano in buona parte sulla carta.

I rapporti con il Governo non sono idilliaci. A più riprese Esecutivo e lobby industriali hanno accusato la Rbi di eccessiva prudenza nel tagliare i tassi. Da parte sua, Rajan ha contestato la revisione del metodo di calcolo del Pil indiano, che sembra sovrastimarne la forza. Soprattutto, l’ex capo economista dell’Fmi ha criticato il cavallo di battaglia di Modi, che vorrebbe fare dell’India una superpotenza dell’export in una fase di stagnazione della domanda globale. Per tutta risposta, il Governo ha preso in esame l’ipotesi di sottrarre alla Rbi la decisione sui tassi, tirandosi addosso un coro di critiche tale da convincerlo a una rapida retromarcia. Il mandato di Rajan scade a settembre e il suo nome viene fatto a proposito di incarichi di livello mondiale. La buona notizia è che il Governo ha appena riconfermato per tre anni il vicegovernatore e braccio destro di Rajan, Urjit Patel, architetto dell’adozione del target d’inflazione da parte della Rbi, una tra le più importanti riforme nel Paese dalle liberalizzazioni del 1991.

Il decano Zhou

L’altro governatore in forse è quello con più anzianità di servizio nel G-20, Zhou Xiaochuan, alla guida della Banca del popolo cinese dal 2002. Le speculazioni legate alla sua età (68 anni) e al suo zelo riformista non sono nuove. Il burrascoso avvio di 2016 lo mettono quanto mai sotto scrutinio. È stata soprattutto la sua determinazione a portare lo yuan all’interno del paniere dell’Fmi. Per ottenere questo risultato di grande prestigio per l’ambiziosa Cina, ha accelerato l’internazionalizzazione della moneta e la liberalizzazione del sistema finanziario. Ora, però, deve contenere le spinte ribassiste sullo yuan, sgonfiandolo senza farlo precipitare. Finora non ha convinto troppo, nonostante le centinaia di miliardi di dollari di riserve valutarie sacrificate, assieme ad ampie dosi di credibilità. Mentre nei circoli di potere, sale la pressione per un deprezzamento più rapido della moneta.

Le uscite sicure

Dopo un decennio al timone, Glenn Stevens lascerà la carica di governatore della Banca centrale australiana a settembre. Dopo le riforme tra gli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, Canberra ha tirato i remi in barca e lasciato alla Banca centrale il controllo del sistema economico. Compito svolto prima da Ian MacFarlane, poi da Stevens.

L’altra uscita sicura è quella di Zeti Akhtar Aziz, che lascerà il 16 aprile la Banca centrale malesiana dopo 16 anni. Zeti ha rafforzato l’autonomia di Bank Negara e non ha esitato a criticare l’establishment politico negli scandali che hanno coinvolto il premier Njib Razak.

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