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La destra greca sceglie Mitsotakis, il neo liberista

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La destra greca sceglie Mitsotakis, il neo liberista

  • –Vittorio Da Rold

La destra greca cambia pelle e sceglie di diventare meno statalista e nazionalista e di imboccare con decisione la strada neo-liberista delle riforme strutturali che puntano a cambiare l’inefficiente apparato amministrativo del Paese, vero bubbone che blocca lo sviluppo. Kyriakos Mitsotakis, ex studente di Harvard, è diventato leader di Nea Dimokratia, il partito conservatore e principale forza di opposizione in Grecia.

«Il mio mandato è chiaro: espansione e rinnovamento per offrire una soluzione alternativa di governo al Paese - ha detto Mitsotakis - Abbiamo un obiettivo comune: esprimere tutte le forze che si oppongono a questo governo populista e incompetente».

Ex ministro per le Riforme Amministrative nel governo di Antonis Samaras, il 47enne Mitotsotakis ha sconfitto il leader ad interim Evangelos Meimarakis, 69 anni, appoggiato dietro le quinte dal potente Costantionos Karamanlis,al ballottaggio delle primarie del partito conservatore con il 52% dei voti, grazie all’oppoggio degli altri due sfidanti, Adonis Georgiadis e Apostolos Tzitzikostas.

Con Mitsotakis, la guida di Nea Dimokratia rottama la vecchia classe dirigente clientelare e scredidata per aver contribuito a indebitare il paese e ora passa il testimone ad una nuova generazione di giovani tecnocrati meno nazionalisti e più centristi.

Ma il nuovo leader è anche strettamente legato al passato del partito, come figlio dell’ex primo ministro Konstantinos Mitsotakis nonché fratello di Dora Bakoyannis, altro elemento di spicco della politica greca. I Mitsotakis sono, insieme ai Karamanlis, per la destra e i Papandreou per la sinistra, una delle dinastie storiche del paese mediterraneo dopo la fine della dittatura dei colonnelli avvenuta nel 1974.

A lui spetterà ora il difficile compito di rilanciare il partito e costruire un’opposizione credibile al governo di Syriza e Greci Indipendenti (Anel) guidato da Alexis Tsipras. Dopo la sconfitta alle urne di anno fa, che ha decretato la fine del governo Samaras, Nea Dimokratia era entrata in coma perché incapace di dare stabilità al percorso di risanamento in cambio di prestiti. Samaras si era dimesso dalla guida del partito dopo la vittoria del “no” al referendum del 5 luglio 2015 voluto da Tsipras sull’intesa con i creditori.

L’interim era stato assunto allora da Vangelis Meimarakis, un cretese, veterano del partito che a sorpresa sembrava poter riconquistare gli elettori indecisi, con il suo aspetto da uomo del popolo. Ma malgrado le speranze dei conservatori alimentate dai sondaggi, alle elezioni di settembre ha vinto nuovamente il partito della sinistra radicale Syriza di Tsipras che è risultato più credibile nella possibilità di ridurre il peso del debito e delle pressanti richieste dei creditori rispetto al terzo piano di aiuti da 86 miliardi di euro. Mitsotakis aveva licenziato, come ministro della Funzione pubblica del governo Samaras, i bidelli delle scuole e le donne delle pulizie dei ministeri, tra cui quelle più combattive del ministero delle Finanze: tutti poi riassunti da Alexis Tsipras.

«La vittoria di Mitsotakis è una notizia positiva poiché lui è un riformatore intelligente e competente in economia, ben visto a Bruxelles e a Berlino» ha detto Mujtaba Rahman di Eurasia Group, società di consulenza internazionale.

Mitsotakis non vuole sostenere Tsipras nel varo delle riforma delle pensioni prevista per fine mese perché considerata poco incisiva (lascia secondo Mitsotakis troppi benefici ai pensionati e aumenta i contributi a carico dei datori di lavoro). Se Nea Dimokratia non sosterrà la legge, Tsipras dovrà contare solo sulle forze della coalizione che ha solo due voti di maggioranza aumentando il rischio di nuova instabilità nel paese.

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