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Al Qaeda minaccia l’Italia: «Vuole occupare la Libia, ma se…

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nuovo video jihadista

Al Qaeda minaccia l’Italia: «Vuole occupare la Libia, ma se ne pentirà»

«L'Italia ha proclamato la ricolonizzazione della Libia», ma non avrà mai «le ricchezze del Paese senza passare sui nostri cadaveri, non ci arrenderemo mai, sarà la vittoria o la morte». Questa volta la minaccia all'Italia non arriva dall'Isis, ma della sua maggiore organizzazione terroristica rivale: al Qaeda, nella fattispecie l'Aqmi, al Qaeda nel Maghreb islamico. Agli occhi dei jihadisti del Sahel il Governo italiano è reo di aver svolto un ruolo di primo piano nei negoziati che hanno portato all'accordo firmato a Skhirat, in Marocco, il 17 dicembre scorso sotto l'egida dell'Onu per la creazione di un governo di unità nazionale. Un Esecutivo definito dall'Aqmi come un «complotto italiano».

L'atto di accusa è stato diffuso in un video dalla durata di 23 minuti, diffuso dall'agenzia di stampa mauritana Al-Akhbar. A parlare è un personaggio noto della galassia jihadista, il numero due dell'organizzazione terroristica, Abou Oubeid Youssouf al-Anabi. «Non accetteremo mai i risultati dei vostri summit, non taceremo mai il vostro complotto», «l'accordo non fa l'interesse dei libici ma dell'Italia», ha continuato al-Anabi.

In verità il Governo di unità tanto atteso, il cui premier designato è Fayez Sarraj, non è mai decollato. La Libia resta ancora divisa , con due governi rivali, uno a Tripoli creato da una coalizione di forze islamiche, e uno a Tobruk, in Cirenaica, in teoria quello che fino all'accordo di dicembre era riconosciuto e sostenuto dalla Comunità internazionale. Due Governi, due “eserciti” (in realtà affiancati da una miriade di milizie) , due Parlamenti. Una situazione di vuoto di potere e di rivalità che ha favorito l'ascesa dell'Isis nell'ex regno di Muammar Gheddafi.

Ma perché a diffondere la minaccia è stata proprio l'Aqmi, organizzazione che, per quanto spietata, non è particolarmente attiva in Libia? Non è escluso che dietro alle minacce contro l'Italia ci sia anche un tentativo - uno dei tanti - per arginare l'ascesa dello Stato islamico in Libia. Potrebbe dunque essere un messaggio ad uso interno, rivolto al pubblico jihadista mondiale e locale, sempre più attratto dai successi militari dell'Isis.

Tra il network fondato da Osama Bin Laden e l'Isis c'è una rivalità molto accesa, che in alcuni casi, come in Siria, è degenerata in scontri armati. Le varie fazioni di al-Qaeda stanno subendo la forza, l'organizzazione e l'attivismo dell'Isis, soprattutto in Libia e in Iraq.

D'altronde l'Isis ha dalla sua innumerevoli punti di forza. È riuscita a creare un Califfato, un entità territoriale che si distende tra l'Iraq nordoccidentale e la Siria nordorientale . Un regno del terrore esteso quanto la Gran Bretagna in cui vivono sotto il gioco di leggi oscurantiste almeno 8 milioni di persone. Un obiettivo che al Qaeda non è mai riuscita a realizzare. Forte della sua efficiente propaganda e delle sue risorse economiche, l'Isis è riuscita a reclutare migliaia di foreign fighters da tutto il mondo, richiamando peraltro nelle sue fila diverse organizzazioni jihadiste che militavano in cellule legate ad al-Qaeda. Come è accaduto in Libia, dove alcuni gruppi del movimento qaedista Ansar al-Sharia sono passati nelle file dell'Isis.

Ed è proprio la Libia il Paese dove i jihadisti dello Stato islamico stanno ottenendo i maggiori successi militari. La loro avanzata, sia ad est verso la Cirenaica, ma anche a sud, sta minacciando giacimenti petroliferi e terminali strategici, come Ras Lanuf, dove ieri un'esplosione ha colpito un oleodotto poco più a sud. I jihadisti dell'Isis hanno inoltre lanciato un attacco contro alcuni giacimenti petroliferi a Sidra, in Cirenaica, dove sarebbero in corso scontri tra i jihadisti sunniti e le guardie a protezione del terminal petrolifero di Sidra, a 180 km da Sirte.

Il neo premier Fayez al Sarraj sa bene che per fermare l'espansione dell'Isis in Cirenaica, ma anche nel resto del Paese, occorre un Governo di unità che sia davvero in grado di esercitare la forza, e che sia veramente in grado di controllare il territorio. Ma questo Governo di unità, oggi, esiste solo sulla carta. Di certo non controlla il territorio come vorrebbe.

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