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Dazi alla Cina, Ue prudente

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Dazi alla Cina, Ue prudente

Bruxelles - L’eventuale concessione dello status di economia di mercato alla Cina è stata oggetto ieri qui a Bruxelles di una prima estesa discussione nel collegio dei commissari della Commissione europea. L’esecutivo comunitario ha annunciato che intende «valutare attentamente» l’impatto di una eventuale scelta di questo tipo, lasciando intendere di essere per ora prudente sull’ipotesi di concedere un nuovo status al gigante asiatico, in linea con molti Stati membri dell’Unione.

«Abbiamo tenuto un dibattito sull’argomento – ha detto ieri in conferenza stampa il vice presidente della Commissione Frans Timmermans –. Il presidente (dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker, ndr) ha concluso molto chiaramente che la questione va studiata sotto tutti i punti di vista, tenuto conto dell’importanza del tema per il commercio internazionale e per l’economia europea». Secondo Timmermans, i commissari torneranno a discuterne nella seconda parte dell’anno.

La scelta se concedere o meno lo status di economia di mercato non è banale. È legata all’ingresso del Paese nell’Organizzazione mondiale per il commercio nel 2001. In quella circostanza, si decise di inserire nel Protocollo d’ingresso una clausola, che secondo alcune intepretazioni prevede dopo 15 anni una valutazione sullo stato di salute dell’economia cinese. Dalla scelta se concedere o meno lo status di economia di mercato dipende il modo di calcolare misure anti-dumping.

Quando il Paese è considerato economia di mercato, eventuali misure anti-dumping vengono calcolate facendo un confronto tra il prezzo all’export e il prezzo alla produzione. Quando invece il Paese non è ritenuto un’economia di mercato, le misure anti-dumping sono calcolate prendendo come riferimento un’altra economia di mercato rispetto all’Unione. Agli occhi di molti, concedere lo status alla Cina, un Paese dove la mano pubblica resta influente, spunterebbe le armi commerciali europee contro Pechino.

Per bocca del vice ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, l’Italia ha preso posizione contro la concessione dello status di economia di mercato (si veda Il Sole 24 Ore del 27 novembre). La paura è che la Cina possa invadere l’Europa di prodotti a basso costo, mettendo fuori mercato molte imprese europee e provocando disoccupazione. In un documento pubblicato ieri la Commissione ammette che il nuovo status «avrebbe un impatto sull’economia europea».

Nello stesso documento, Bruxelles ha annunciato che intende raccogliere informazioni da tutti i fronti: dall’industria privata e pubblica, dai Paesi membri e anche da altri partner internazionali, come gli Stati Uniti, con i quali vuole «confrontare le esperienze». La Cina è al tempo stesso un temibile concorrente commerciale, ma anche un grande mercato per le esportazioni europee. Nel 2014, l’Unione ha esportato verso Pechino merce per 164,8 miliardi di euro.

Non c’è Paese europeo che non debba soppesare i pro e i contro del concedere lo status di economia di mercato, ricordando anche la possibilità che Pechino reagisca alla mancata concessione con eventuali ritorsioni. Nei fatti tre sono le ipotesi sul tavolo: lo status quo, la concessione del nuovo status, e una uscita graduale dalla situazione attuale. A pesare nel dibattito è la crisi di alcuni settori industriali e la presenza nei Ventotto di partiti nazionalistici e protezionistici che spingono per un quadro immutato.