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Maxi class action contro Volkswagen

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Maxi class action contro Volkswagen

Oltre 60mila aderenti. È il conto di chi si è messo in fila per promuovere una class action contro Volkswagen. Giusto ieri, infatti, uno studio legale di Dusseldorf ha depositato nei Paesi Bassi una querela collettiva contro la casa di Wolfsburg. L’atto non è stato presentato in Germania poiché la legge non prevede questo genere di azioni legali, non a caso la fondazione che raccoglie i reclami contro il gruppo tedesco,Volkswagen Car Claim, ha sede in Olanda. A rendere noto il passo formale compiuto dal pool di avvocati è stato il legale Julius Reiter, che sta seguendo da vicino la vicenda. «Il fatto che aumentino ogni giorno il numero di chi aderisce - ha detto Reiter al quotidiano tedesco Rheinische Post- rende chiaro come i clienti del marchio automobilistico non siano soddisfatti dall’indennizzo che hanno ricevuto e che quindi continueranno a chiedere un risarcimento per i danni». All’inizio di novembre Volkswagen ha proposto di compensare con mille dollari e con un’assistenza gratuita in caso di panne ciascun cliente VW statunitense coinvolto nello scandalo, mentre non ha offerto nulla di simile in Europa. «Il consumatore tedesco - si è interrogato Reiter - è forse un cliente di serie B?». L’avvocato ha quindi rimarcato come Volkswagen stia facendo in Europa molto meno di quanto il gruppo si sta preparando a fare negli Stati Uniti. In quest’ottica va ricordato che, sul versante tecnico, lo scorso dicembre l’ente tedesco per l’omologazione delle auto (noto con l’acronimo Kba) ha dato il suo benestare al modo in cui la società intende modificare i motori delle auto circolanti in Europa che violano le regole sulle emissioni nocive. Negli Usa, invece, al momento non è ancora stata trovata una soluzione definitiva. Giusto ieri si è tenuto a Washington un nuovo incontro tra l’amministratore delegato di Volkswagen, Matthias Mueller, e la responsabile dell’Environmental Protection Agency (EPA) statunitense, Gina McCarthy. Un summit che si è concluso con un nulla di fatto poiché la California Air Resources Board (Carb) ha respinto le proposte della casa europea. A parere della Carb, Volkswagen non ha presentato un piano di richiamo accettabile per rendere i veicoli conformi alle leggi e ridurre l’inquinamento. Piano che il gruppo tedesco starebbe mettendo a punto proprio per evitare sanzioni eccessive.

Nel mentre, «la Bei ha deciso di sospendere tutti i nuovi prestiti a Volkswagen sino a che non saranno resi noti i risultati delle diverse indagini». È quanto ha spiegato ieri il presidente della Bei Werner Hoyer, dicendosi «sorpreso, deluso e preoccupato» per lo scandalo emissioni, in cui è emerso il rischio che un grosso prestito della banca europea sia stato utilizzato per la frode. «Vogliamo restare sul sicuro», ha sottolineato Hoyer, «prima dobbiamo stabilire i fatti» ed evitare qualsiasi cattivo uso dei finanziamenti Bei destinati alla riduzione delle emissioni e ai trasporti puliti. L’Ufficio anti-frode europeo (noto con l'acronimo inglese Olaf)nei mesi scorsi ha aperto un’indagine ai danni della casa automobilistica. La società, sotto la lente dal settembre scorso in Usa e in Europa perché avrebbe truccato i propri motori per meglio superare i test di omologazione, è sotto inchiesta per avere goduto di prestiti della Banca europea degli investimenti. Si tratterebbe di linee di credito per un ammontare complessivo di 4,5 miliardi di euro, in parte erogati anche negli anni ’90. All’epoca quei denari furono messi sul piatto per aiutare il gruppo a mettere a punto motori sempre più ecologici. Di qui la necessità di approfondire l’utilizzo di quei prestiti. Dei 4,5 miliardi ricevuti nel corso degli ultimi 25 anni, Volkswagen deve ancora rimborsare alla Bei 1,9 miliardi di euro.

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