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Af-Pak, il confine dimenticato

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Asia e Oceania

Af-Pak, il confine dimenticato

L'attacco all'università Bacha Khan a Charsadda, a 50 chilometri da Peshawar è una sorta di triste “deja vu” del massacro del 16 dicembre 2014, quando un commando talebano uccise in una scuola militare 150 persone. Gli autori allora erano i membri dei cosiddetti talebani pakistani, il gruppo Tehrik Taliban Pakistan (TtP). Nelle ultime 24 ore a Peshawar e dintorni ci sono stati due attentati e dozzine di morti, in tutto il Pakistan in una settimana le azioni terroristiche sono state almeno cinque.

Oscurato dalle atroci imprese del Califfato nel Siraq, il campo di battaglia tra Siria e Iraq, il ribollente e sanguinoso confine tra Pakistan e Afghanistan, il cosiddetto l'Af-Pak, era caduto nell'oblio dell'Occidente ma qui da oltre un decennio si sta combattendo una delle guerre al terrorismo più devastanti del pianeta. Per la verità se ne era ricordato il presidente Barack Obama nel suo discorso sullo stato dell'Unione affermando che Afghanistan e Pakistan sarebbero stati teatro del terrorismo per altri decenni, evitando naturalmente di citare le responsabilità americane che dovrebbero, o avrebbero dovuto, già ritirarsi dall'Afghanistan insieme al contingente internazionale e a quello italiano.
Nell'enciclopedia della Jihad, che si acquista per pochi dollari in tutto il Pakistan, Peshawar occupa un posto speciale.

Tutto è partito da qui: la lotta dei mujaheddin contro i sovietici, con il sostegno dei pakistani e degli Stati Uniti, la propaganda di Osama bin Laden con Al Qaeda, che fu fondata proprio a Pesahwar nell'88, e anche i primi battaglioni di talebani che appoggiarono la conquista di Kabul da parte del Mullah Omar.

Questa è la North West Frontier, la zona tribale pakistana mai realmente controllata da nessun governo di Islamabad, e Peshawar è la città alla frontiera del Khyber Pass, ai piedi delle montagne ai confini con l'Afghanistan. A pochi chilometri dal bazar, i talebani pakistani hanno proclamato la sharia, la legge islamica: gli uomini non possono radersi la barba e le donne devono uscire sempre con l'hijab, il velo, lasciando scoperti soltanto il naso e gli occhi. Un'ordinanza quasi inutile perché da queste parti è molto difficile trovarne una a capo scoperto, che osi sfidare non solo le leggi coraniche ma anche le rigide tradizioni tribali dei pashtun, l'etnia maggioritaria nella North West Frontier e in Afghanistan.
Questo è il conflitto più lungo in corso della storia recente.

Qual è la situazione in Pakistan e Afghanistan, dove gli Stati Uniti intervennero nel lontano 2001 dopo gli attentati di Al Qaeda dell''11 settembre? La realtà è dal 2001 i talebani in Afghanistan non sono mai stati così forti, pur essendo divisi tra di loro, e sono una decina i gruppi armati che operano costantemente nell'Af-Pak: dai talebani di Mansour ai talebani scissionisti, alla rete di Haqqani, da Al Qaeda al Movimento islamico uzbeko, che ha aderito all'Isis nell'agosto 2015, e lo stesso Isis che con la filiale “Khorasan” dello Stato Islamico di Abu Bakr Baghdadi sta facendo sempre più reclute.

In realtà dopo la morte “ufficiale” del mullah Omar, annunciata nel luglio scorso, la cui figura elusiva ha tenuto insieme una galassia eterogenea, unificata dalla jihad e dal rispetto per l'autorevolezza religiosa dell'Amir Al Muminin, il comandante dei credenti, il suo successore, Akhtar Mohammed Mansour, è stato contestato da diversi spezzoni del movimento. In questo quadro frammentario e fuori controllo si cerca anche di rilanciare una trattativa diplomatica con gli stessi talebani: prima c'è stata una riunione a Islamabad e l'altro ieri un incontro a Kabul con i delegati di Afghanistan, Pakistan, Cina e Stati Uniti. Ma come si vede, nonostante il grande parlare che si fa nei corridoi diplomatici di “road map”, la pace è assai lontana.

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