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L’Uber della finanza online: così la rivoluzione del broker…

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il trading senza commissioni

L’Uber della finanza online: così la rivoluzione del broker gratuito Robinhood conquista i giovani Usa

L’hanno già ribattezzato l’Uber della finanza online. Ha centinaia di migliaia di utilizzatori, con un’età media di 26 anni, più di un miliardo di dollari di transazioni, oltre 66 milioni di dollari di finanziamento dai bei nomi del venture capital a stelle e strisce (tra i quali Index Ventures, Ribbit Capital, Google Ventures, Andreessen Horowitz, Social Leverage). Si chiama Robinhood.com, è una app e a fondarla sono stati due menti brillanti di Stanford, Vladimir Tenev and Baiju Bhatt. Grandi amici, compagni di classe e di stanza all’università, dopo la laurea in matematica e fisica a New York hanno costruito alcune tra le più raffinate piattaforme di high frequency trading (quelle che scambiano milioni di azioni in millisecondi) per i colossi finanziari di Wall Street. Lì hanno realizzato come i big del trading ad alta frequenza non pagassero commissioni. E si sono detti: perché non provare a farlo anche per gli investitori privati?

Che cos'è
In due parole, Robinhood.com è un broker finanziario che permette di acquistare azioni ed Etf quotati a Wall Street senza commissioni. Stiamo parlando di mercati regolamentati, non del Forex. Essendo stato pensato per i nativi digitali, funziona esclusivamente con app: quella per l’iPhone è attiva dal dicembre 2014 (quando c’erano la bellezza di mezzo milione di persone in lista d’attesa per scaricarla, potenza del “buzz” in rete), poi nell’aprile scorso è arrivata quella per l’Apple watch e in agosto quella per Android. Per ora è attivo solo negli Stati Uniti, ma presto partirà alla conquista del mondo, iniziando dall’Australia.

Come funziona
L’app è molto semplice ed elegante (ha vinto un Apple Design Award). Per scaricarla, aprendo il proprio conto, bisogna essere maggiorenni. E per operare in Borsa ci vogliono almeno mille dollari. L’interfaccia è essenziale, minimalista, con le principali breaking news finanziarie, i migliori e peggiori dell’indice S&P500, i migliori e peggiori del proprio portafoglio e la watchlist personale. Per ogni titolo è disponibile un grafico molto semplice e le principali news. Ma soprattutto ci sono i due tasti: “Buy” e “Sell”. Semplice, banale e invitante come quando ci si fa un selfie e poi si posta da qualche parte. Anche se qui in ballo ci sono soldi, soldi veri.

Le critiche al broker “zero commissioni”
Ed è proprio questa una delle principali critiche mosse all’app finanziaria dei nativi digitali: va bene la democratizzazione della finanza, va bene togliere costose commissioni che possono rappresentare una barriera all’ingresso dei giovani, ma forse Robinhood.com rende l’operatività in Borsa fin troppo semplice e veloce. Senza un’adeguata preparazione, si mercati si rischia di restare scottati. Robinhood.com può insegnare alla generazione dei millennials a investire con successo, ma nel corso di questo processo in molti finiranno col perdere soldi. Mentre l’azienda, anche se nata da poco, lei sì che ha le idee chiare su come guadagnare.

Come l’azienda riesce a guadagnare
Come fa Robinhood.com a reggersi in piedi, se non fa pagare commissioni ai clienti? Intanto ha una struttura di costi leggerissima. «Robinhood è stata costruita dalle fondamenta per essere il più efficiente possibile, cercando di rimuovere tutto quello che rende costosi gli altri servizi di brokeraggio», si legge nel sito dell’azienda. Quindi niente presenza fisica sul territorio, nessuna costosa pubblicità, zero consulenti o analisti finanziari.
In secondo luogo, l’azienda guadagna sugli interessi della liquidità rimasta sui conti correnti enon investita in azioni o Etf. Presto verranno introdotti servizi opzionali a pagamento, come quelli di marginazione.
Last but not least, il costo del lavoro è decisamente basso. Nel quartier generale di Palo Alto, in California, tra gli enormi murales con i personaggi del “Robin Hood” disneyiano, ci sono appena una quarantina di persone. In buona parte brillanti ex studenti della Silicon Valley, come spiega uno dei fondatori, Vladimir Tenev. «Del resto - sorride - i migliori ingegneri di Stanford non hanno molta voglia di finire a lavorare in banca». Meglio stare alla larga dai ricchi, magari non rubandogli soldi come Robin Hood, ma cercando comunque di regalare denaro in commissioni gratuite ai poveri. Specie se nativi digitali.

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