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Draghi replica alle critiche tedesche: i tassi bassi non bloccano le…

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«la bce vigilerà sulla ripresa»

Draghi replica alle critiche tedesche: i tassi bassi non bloccano le riforme

Sbaglia chi pensa che la politica della Bce non stimoli i governi a varare le riforme strutturali, perché «non c'è necessariamente una connessione fra tassi di interesse e riforme». Lo ha sottolineato, in risposta a critiche giunte soprattutto da parte tedesca, il presidente della Bce Mario Draghi in un discorso alla Deutsche Boerse di Francoforte. «Per esempio - ha osservato - la Spagna ha iniziato le sue riforme del mercato del lavoro quando i tassi di interesse erano già scesi, l'Italia ha approvato una riforma del mercato del lavoro lo scorso anno in condizioni di mercato tranquille e allo stesso modo, la Francia sta portando avanti le riforme Macron senza la pressione del mercato».

«Chi ha criticato le decisioni prese dalla Bce ha avuto torto», ha proseguito Draghi aggiungendo che le «preoccupazioni sulla politica monetaria della Banca centrale non reggono l'esame». Draghi ha spiegato che «la Bce continuerà a fare la sua parte per supportare la fiducia, la stabilità dei prezzi e una ripresa solida. Ma so - ha detto ancora - che le nostre decisioni non sono prive di contestazioni. I tassi bassi e le nostre misure non convenzionali sono viste da alcuni come fonte di preoccupazione e non mi stupirei se fosse così per molti di voi qui».

Il presidente ha poi continuato: «Sebbene i tassi di interesse possono incoraggiare l'assunzione di rischi, non ci sono segnali di allarme circa una seria instabilità finanziaria. Le crisi finanziarie sono tipicamente associate a una forte crescita del credito e a un aumento della leva nel sistema bancario. Ciò che invece vediamo al momento, à una nascente ripresa del credito e un processo di “deleveraging” tra le banche. In realtà, uscendo da una grave crisi bancaria, una rapida crescita del credito sarebbe realmente un problema di lusso!». La capacità della Bce di influenzare l'economia mondiale, ha concluso Draghi, è limitata ma «noi possiamo avere un impatto su cosa succede nell'Eurozona. Possiamo adottare tutte le misure necessarie per rafforzare le nostre economie e renderle più resistenti agli shock globali. A questo scopo tutti i policymaker devono fare la loro parte».

«L'outlook dell'economia globale per il 2016 è incerto ma la nostra sfida, nell'eurozona, è assicurare che i venti contrari non facciano deragliare la ripresa domestica. Per questo - ha detto - tutte le autorità devono lavorare per ricostruire la fiducia. La Bce sta contribuendo ad assicurare la ripresa ciclica espletando il suo mandato sulla stabilità dei prezzi. E i timori circa la nostra politica monetaria non reggono all'esame. Ogni volta chi ha criticato le nostre decisioni ha avuto torto». La Bce, ha aggiunto Draghi, «ha agito in maniera indipendente dal sistema politico e per il bene dell'eurozona intera». Per trasformare la ripresa ciclica in una ripresa strutturale, ha aggiunto, «occorre tuttavia che anche gli altri facciano la loro parte». «Questo - ha concluso - comporta azioni concertate sul fronte delle politiche fiscali, delle riforme strutturali e della riduzione del debito. Soprattutto, abbiamo bisogno di continuare il processo per completare la nostra unione monetaria su tutti i fronti necessari».

Nel suo intervento Draghi ha anche toccato il tema del bail-in. «Dobbiamo assicurarci che le nuove regole vengano applicate in maniera uniforme in tutti i paesi e con il minor spazio possibile per discrezionalità a livello nazionale», ha detto. «Inoltre - ha aggiunto - non abbiamo ancora un accordo su un backstop (paracadute) per il fondo unico di risoluzione e un’assicurazione europea sui depositi fornirebbe un segnale di progresso verso il completamento dell'Unione bancaria». Riguardo al problema dell'alto livello del debito, sia pubblico che privato, Draghi ha spiegato che «parte della soluzione è quella di avere regimi di insolvenza aziendale ben congegnati che possano separare i creditori solventi da quelli che non sono e facilitare così la valutazione degli asset da vendere. Ma è anche di importanza cruciale per la fiducia che il processo di una risoluzione di una banca sia assolutamente chiaro».

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