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Il Venezuela nel 2016 rischia l'implosione

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Il Venezuela nel 2016 rischia l'implosione

Alejandro Werner, responsabile del Fmi per l'America Latina, ha dichiarato che le condizioni del Paese sono davvero inquietanti. Il Pil dovrebbe patire, nel 2016, una contrazione del 10%.
Lo scorso 15 gennaio, la Banca centrale del Venezuela - dopo oltre un anno di mancate comunicazioni ufficiali - ha informato che nel 2015 l'inflazione è stata del 141,5% e la contrazione del Pil del 7,1%. Werner ha sottolineato che per affrontare la drammatica crisi, acuita dal crollo dei prezzi internazionali del petrolio, «è necessario ridurre le spese del settore pubblico» e soprattutto rilanciare la produzione privata, «ripristinando una economia di mercato».
Nelle stesse ore il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha detto che la bocciatura parlamentare del suo decreto di “emergenza economica”, varato dieci giorni, risulta “incostituzionale” e dunque il suo governo intende opporsi a questo ostruzionismo.
«Quello che ha fatto l'Assemblea Nazionale è stato incostituzionale, mi riservo di ricorrere ad azioni nel quadro della Costituzione e della legalità e chiedo al popolo che mi dia il suo appoggio», ha dichiarato Maduro, dopo che il Parlamento ha bocciato per 107 voti contro 53 il decreto che aveva presentato per affrontare quello che ha definito come «una situazione economica catastrofica».

Il governo attribuisce la responsabilità della grave crisi che attraversa il Paese a una “guerra economica” «orchestrata dai soliti noti: l'oligarchia economica, l'imperialismo americano, la Colombia e la Guyana, i media internazionali».
Per l'opposizione, invece, è la stessa politica economica del governo chavista che ha provocato la crisi, e che ora la sta aggravando, perché si oppone a qualsiasi cambio di orientamento.
La crisi venezuelana rischia di essere deflagrante per un intreccio di fattori: non solo per l'instabilità politica, l'insicurezza giuridica e la scarsità di alimenti nei supermecati. L'elemento più preoccupante è il crollo del prezzo del greggio, sotto i 30 dollari al barile. Il Paese caraibico, va ricordato, incassa il 90% di valuta estera dalle esportazioni di petrolio.
Un'altra emergenza è quella climatica: lo Stato di Falcon, nel nord del Venezuela ha dichiarato che nei prossimi 60 giorni verranno programmati dei blackout e la distribuzione dell'acqua potrà subire varie interruzioni.

L'ultimo record, purtroppo negativo in questa difficile stagione del Paese è la violenza. Nel 2015 la capitale del Venezuela è diventata la città più pericolosa del mondo, con un tasso di omicidi superiore a quello di San Pedro Sula, in Honduras, che deteneva da quattro anni il triste record mondiale in materia di morti violente.
E' una rivelazione del Consiglio Cittadino per al Sicurezza e la Giustizia Penale, una Ong che compila studi statistici sul tema dell'insicurezza: con 119,87 omicidi ogni 100 mila abitanti, l'anno scorso Caracas ha superato San Pedro Sula, dove si è registrato un tasso di di 111,03 omicidi ogni 100 mila abitanti. Nella lista delle città più pericolose del mondo preparata dalla Ong, le cinque che risultano in testa si trovano tutte in America Latina: dopo Caracas e San Pedro Sula seguono San Salvador (capitale del Salvador, 108,54), Acapulco (importante centro turistico della costa pacifica messicana, 104,73) e Maturin (nel nordest del Venezuela, 86,45).

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