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Mosca ci ripensa: «Il gasdotto South Stream potrebbe…

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il valzer dell’energia

Mosca ci ripensa: «Il gasdotto South Stream potrebbe rinascere»

Nel valzer dei gasdotti tra Russia ed Europa, potrebbe esserci posto anche per una resurrezione di South Stream. Questo, almeno, stando alle parole di Vladimir Chizov, rappresentante permanente della Russia presso l’Unione Europea. Intervistato dal canale tv Rossia 24, per prima cosa Chizov si è detto sicuro delle prospettive di Nord Stream 2, il secondo braccio del gasdotto che già unisce Russia e Germania. «Penso che si farà», ha detto l’ambasciatore. Nella controversia sull’opportunità di un nuovo canale che porti gas russo in Europa era entrata nelle scorse settimane anche l’Italia, che non fa parte dei Paesi con una partecipazione nel consorzio ma che potrebbe essere coinvolta nel progetto - secondo indicazioni riportate dalla stampa russa - attraverso il contributo di Saipem alla posa dei tubi, sul fondo del Mar Baltico.

L’Italia, al contrario, è stata fin dal principio con Eni tra gli azionisti di South Stream, progetto avversato da Bruxelles e cancellato dai russi nel dicembre 2014, per essere sostituito da Turkish Stream: gasdotto con una capacità, come il predecessore, di 63 miliardi di metri cubi l’anno. E come il predecessore, così come Nord Stream 1 e 2, concepito per tagliare fuori dalle rotte l’Ucraina. Ma anche quest’ultima idea è presto finita nella tempesta della crisi esplosa tra Mosca e Ankara nello scenario della guerra in Siria. Ed è forse guardando alle difficoltà con la Turchia che l’ambasciatore Chizov è tornato sul progetto precedente.

«Ci sarà South Stream?», gli hanno chiesto in tv. «Vedremo - ha risposto -. Forse, questo progetto rinascerà. E pure in un futuro non lontano». Perché i piani si fanno e disfano, ma il ragionamento dei russi non cambia: in una prospettiva di lungo termine, ha ripetuto Chizov, il bisogno di gas nell'Unione Europea «potrà solo crescere. Non tanto perché l’economia europea uscirà dalla crisi: non è il caso di parlare di una crescita fulminea. Ma soprattutto perché la produzione di gas all’interno della stessa Ue si ridimensionerà sensibilmente. I giacimenti del Mare del Nord si inaridiscono, e ci sono problemi con altre fonti».

Ma anche le obiezioni europee restano le stesse: South Stream, come del resto il raddoppio di Nord Stream, va contro le norme del Terzo Pacchetto energia, che regola il mercato unico dell’Unione e vieta ai fornitori di gas di essere anche proprietari delle infrastrutture che lo distribuiscono.

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