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Vertice Renzi-Merkel, tutti i nodi da sciogliere

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il premier a berlino

Vertice Renzi-Merkel, tutti i nodi da sciogliere

Dall'emergenza immigrazione alla flessibilità nelle regole di bilancio, dalla necessità di serrare le fila per non permettere che l’area Schengen vada in frantumi, alle modifiche della governance europea. Sono i temi che il premier Matteo Renzi, oggi a Berlino, ha affrontato con la cancelliera Angela Merkel. A partire dall’emergenza rifugiati e dagli aiuti alla Turchia. L’Italia, ha sottolineato la presidenza del Consiglio, è pronta a offrire il proprio aiuto alla Germania.

Più difficile che sul tavolo della discussione ci siano stati altri dossier spinosi che in passato hanno diviso le cancellerie fino a portare il premier italiano a posizioni molto critiche nei confronti del partner Ue. I “fascicoli” difficili riguardano Nord Stream 2 (il gasdottto che imprese tedesche intendono realizzare in collaborazione con la russa Gazprom, malgrado le sanzioni occidentali contro Mosca, ndr), la garanzia sui depositi bancari, sanzioni alla Russia, rilevamento delle impronte digitali ai migranti. Tutti punti sui quali, durante lo scorso vertice tra capi di Stato e di governo della Ue, Renzi ebbe modo di discutere eusando parole molto critiche.

Emergenza migranti
L’Italia teme che le progressive chiusure delle frontiere da parte di ben sei Paesi dell’Unione per tenere fuori i profughi in arrivo dal Medio Oriente, possa produrre una maggiore tensione alle frontiere italiane. La paura è che l’isolamento sempre più forte della Grecia - che Bruxelles minaccia di sospendere da Schengen se non effettuerà i controlli ai quali è obbligata - possa portare a un aumento degli arrivi in Italia. Quanto agli aiuti di 3 miliardi di euro che l’Unione ha promesso alla Turchia per impedire i passaggi in massa dei profughi, l’Italia concorda con la Germania (che è il principale sostenitore del progetto) ma chiede anche che i fondi siano svincolati dal patto di stabilità. Inoltre l’Italia sottolinea che, nonostante il piano di redistribuizione dei rifugiati sia stato varato da tempo, la sua attuazione sta rimanendo lettera morta.

Flessibilità di bilancio
L'Italia deve ancora avere il via libera Ue all'utilizzo completo delle clausole di flessibilità nella valutazione dei conti pubblici decise l'anno scorso dalla Commissione. La Germania è considerata il principale sostenitore dell'austerità e il premier Renzi ha anche recentemente puntato il dito contro l'«egoismo» economico di Berlino. Renzi nella conferenza stampa finale ha ricordato che la flessibilità «è una condizione necessaria dell'accordo che ha portato all'elezione di Juncker, io non ho cambiato idea sulla flessibilità, spero che non lo abbia fatto Juncker». Di diverso avviso la cancelliera per la quale sulla questione della flessibilità «spetta alla Commissione europea decidere». E ha aggiunto: «Noi al Consiglio europeo ne prendiamo atto».

La governance europea
È soprattutto sul mecccanismo decisionale dell'Unione ormai quasi totalmente a carattere intergovernativo che Renzi fa calare la sua scure quando ricorda come ha fatto al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung: «Sarei grato se Angela e François potessero risolvere tutti i problemi, ma purtroppo non funziona così». Insomma secondo il premier italiano il motore franco-tedesco sta mostrando i limiti nell'attuale situazione e non riesce più a garantire la governance dell'Europa.

Le banche
Un altro capitolo rilevante riguarda le banche. La Germania ha sempre ribadito il «no» a una mutualizzazione delle risorse per un sistema unico di garanzia dei depositi. Tanto che il tentativo di Renzi e del collega portoghese Antonio Costa di inserire nel documento finale del Consiglio europeo un riferimento alla creazione di un sistema unico europeo di garanzia dei depositi si era scontrato con il no di Merkel. Sul tema esiste un progetto della Commissione europea, presentato in novembre, che prevede una graduale messa in un comune delle garanzie sui depositi a livello europeo entro il 2024. La Germania è contraria al progetto perché vuole che avvenga solo al termine del processo di integrazione europeo, e in particolare dopo che sia stato ulteriormente accentrato il controllo delle banche da parte delle autorità di vigilanza europee.

Sanzioni alla Russia
L’Italia, alla vigilia del summit di dicembre, aveva cercato di impedire che si andasse a un rinnovo automatico delle sanzioni alla Russia ma aveva trovato sulla sua strada la determinazione di Merkel. Secondo il nostro Governo avrebbe almeno dovuto essere aperta una discussione, invece la proroga di altri sei mesi delle sanzioni in scadenza il 31 gennaio è stata approvata dagli ambasciatori della Ue senza un dibattito tra i leader. Le sanzioni dunque resteranno in vigore fino al 31 luglio 2016. Renzi ha ricordato che l'attuazione degli accordi di Minsk per l'Ucraina è legata al superamento della fase sanzionatoria. E su questo punto l’Italia non è più sola perchéanche il segretario di Stato americano John Kerry ha di recente sottolineato come in seguito all’applicazione degli accordi internazionali le sanzioni a Mosca potrebbero essere eliminate.

Il raddoppio del gasdotto Nord Stream
Il tema delle sanzioni si intreccia a quello energetico dove Berlino continua a collaborare intensamente con Mosca. Il premier italiano ha in passato già sollevato la questione della prevalenza degli interessi tedeschi nel progetto di raddoppio di Nord Stream che porterà il gas russo fino in Germania, proprio mentre la Germania si fa paladina del rinnovo delle sanzioni alla Russia. Le obiezioni non provengono solo dall’Itaia ma anche da altri partner Ue, soprattutto a Est. Sta alla Commissione Ue pronunciarsi sul fatto se il gasdotto rispetti le regole europee e gli obiettivi dell'Unione dell’energia.

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